È evidente che le vendite della serie Samsung Galaxy S20 non stiano entusiasmando nessuno, Samsung in primis. I bassi risultati si sono riflessi anche nell’andamento azionario, non dei migliori dal lancio degli ultimi top di gamma. Probabilmente le motivazioni sono molteplici, anche in virtù della delicata situazione economica derivante dalla pandemia che sta colpendo il mondo intero. È altresì evidente che determinate politiche hardware non convincano utenza e addetti ai lavori. Mi riferisco all’utilizzo dei chipset Exynos, criticato a più riprese e addirittura oggetto di un sondaggio che non li vorrebbe più.
Samsung sta valutando di passare a Qualcomm per la linea Galaxy S20
Forse non lo sapete, ma per i flagship viene adottata una strategia particolare. Anziché utilizzare un solo chipset per tutti i telefoni in circolazione, la casa coreana adotta una duplice soluzione. Nel mentre in Cina e USA gli S20 sono basati su Snapdragon 865, nel resto del mondo c’è l’Exynos 990 fatto in casa. Il motivo? In primis la gestione dei prezzi, dato che, al di fuori di Cina e USA, i costi tendono a gonfiarsi e utilizzare un chipset proprietario permette di avere più margine sui costi di produzione. In secundis ci sarebbe la gestione delle frequenze radio, con i SoC Snapdragon in grado di supportare meglio le reti utilizzate nei relativi paesi in cui viene usato.
A questo punto verrebbe da chiedersi perché ci sia tutta questa negatività attorno agli Exynos è presto detto. Se ci si sofferma sui test di comparazione svolti, si evince come gli Snapdragon abbiano una marcia in più. Non tanto in termini di prestazione, quanto di efficienza, offrendo una migliore autonomia. Ed è ovvio che avere uno smartphone come Samsung Galaxy S20 (ma vale anche i precedenti modelli), di cui una versione ha una durata della batteria più longeva rispetto all’altra, è controverso. Anche perché gli utenti europei e non si ritrovano a pagare spesso di più degli USA ma avendo un telefono sostanzialmente peggiore.
Crisi nei piani alti di Samsung: qual è la situazione?
Secondo fonti interne, la dirigenza di Samsung starebbe ridiscutendo in merito a questa diatriba. Specialmente dopo le lamentele avanzate da parte degli azionisti, per niente felici del malcontento generatosi in merito. Anche perché, per la prima volta, anche in Sud Corea si è deciso di vendere la versione di Samsung Galaxy S20 dotata di Snapdragon 865. Un cambio di piani che in madre patria sarebbe stato avvertito come uno smacco da parte della divisione incaricata di produrre gli Exynos.
Lo stesso presidente DJ Koh avrebbe affermato che la scelta di affidarsi agli Exynos non sarebbe unicamente legata ai maggiori profitti interni, ma anche ad una questione di competitività. D’altronde è comodo avere in casa una branca in grado di sostituirsi a colossi come Qualcomm, ma d’altro canto le vendite parlano da sole. Gli stessi piani alti in USA si sarebbero sorpresi di questa mossa, derivata dai test non soddisfacenti eseguiti sull’ultimo Exynos 990.
Anche perché l’azienda necessita di una maggiore spinta verso il mondo 5G (in cui il Sud Corea è leader), di cui S20 è uno dei capostipiti. Pertanto preferirebbe incrementare le vendite piuttosto che soffermarsi sull’impegno nell’adozione dei propri chipset. Difficilmente l’azienda deciderà di abbandonarli in toto, ma sarà interessante capire quale sarà l’evoluzione con i prossimi Note 20, S30 e così via.
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