Anonymous

Anonymous ostacola il lavoro dei servizi segreti?

Vi abbiamo già parlato della campagna #OpParis messa in atto da Anonymous contro i membri dell’ISIS, campagna che si è velocemente ingigantita con varie iniziative tra le quali #OpExposeIsis, #OpIceIsis e #OpPrayForParis.

Inizia tuttavia a serpeggiare un dubbio e cioè il fatto che questa martellante campagna diretta da Anonymous non sia così utile ai fini della guerra contro l’ISIS ma stia più che altro contribuendo a confondere le acque. Lo scopo dichiarato degli hackivisti è infatti quello di oscurare gli account social dei membri dello stato islamico, account che però vengono al contempo tenuti sotto controllo dai servizi segreti e dai giornalisti che li utilizzano per raggruppare informazioni utili sui membri dell’ISIS o per tracciare i loro spostamenti. La cyber guerra messa in atto da Anonymous sembra così decisamente inconciliabile con il lavoro dei servizi segreti.

Al di là dell’intento di Anonymous di cacciare i terroristi da Twitter e dal web in generale, si collocano progetti più sofisticati: il cosiddetto Ghost Security Group ad esempio, sta collaborando con un consulente di Intelligence, Michael S. Smith II, sottoponendo nuovi dati alle agenzie degli Stati Uniti. Smith raccoglie le informazioni fornitegli dal Ghost Security Group e, dopo averle vagliate, le passa ai funzionari dei servizi segreti statunitensi che li mettono, a loro volta, al servizio della campagna per stanare i terroristi.

Tuttavia, i membri del Ghost Security Group prendono con fermezza le distanze da Anonymous affermando di non essere affiliati in alcun modo agli hackivisti; Smith sottolinea inoltre di non aver preso parte a nessuna delle campagne che hanno ottenuto tanta risonanza in questi giorni, definendole come un ostacolo per il lavoro di Intelligence.

I membri del Ghost Security Group non criticano del tutto il lavoro di Anonymous ma sostengono che il loro scopo dovrebbe essere fondamentalmente la raccolta dei dati, indispensabile per sventare attacchi terroristici, gli hackivisti dovrebbero collaborare con FBI e Intelligence e non agire per conto proprio. “Inoltre il loro perpetuo nascondersi dietro delle maschere non aiuta in termini di credibilità” hanno affermato in un’intervista a The Verge. “Ogni account Twitter eliminato dalla campagna #OpISIS è un insieme di possibili informazioni utili che viene sottratto agli agenti segreti”.

È poi ipotizzabile che le numerose campagne online stiano contribuendo a far cambiare abitudini ai membri dell’ISIS; un post di cui va ancora confermata l’autenticità invita i combattenti a diffidare dei messaggi giunti loro su Telegram da numeri sconosciuti e afferma che i loro nomi-utenti su Twitter sono completamente differenti dai loro indirizi email.

Dal canto suo Smith loda il lavoro di gruppi esterni ad Intelligence sostenendo che le forze di sicurezza americane hanno sempre fatto affidamento sui suggerimenti e sulle informazioni forniti da terzi.

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