Uno studio della George Washington University sostiene che la propaganda condotta dallo Stato Islamico attraverso i social network stia attraversando un momento di crisi, avvalorando una relazione resa nota alcuni mesi fa, secondo la quale nel 2015 sono stati rimossi 125.000 account di membri dell’ISIS.
Non è dunque un caso il fatto che oggi abbia iniziato a circolare un video propagandistico dello Stato Islamico denominato “Flames of the Supportes”, che prende di mira Mark Zuckerberg e Kack Dorsey rispettivamente CEO di Facebook e Twitter, ritenuti responsabili della scarsa fortuna che i proseliti dell’ISIS stanno ricevendo sui social.
“Ogni giorno annunciate la chiusura di account collegati al nostro Stato, e noi vi chiediamo: è tutto ciò che sapete fare?” Questa la domanda rivolta nel video agli amministratori delegati, “se ci chiudete un account ne apriremo altri dieci, e presto i vostri nomi e i vostri siti saranno eliminati, voglia Allah, così saprete che stiamo dicendo la verità”.
Nel video, diffuso dal gruppo di hacker dell’ISIS denominati “The Sons of the Caliphate Army” si può vedere in modo ricorrente una foto di Zuckerberg e Dorsey “crivellati di colpi di pistola”.
Nel video l’Isis ha rivendicato di controllare 10.000 account e 150 gruppi Facebook, e 5.000 profili su Twitter.
Twitter ha annunciato che non darà una risposta ufficiale al video, perché «accade ogni giorno» che arrivino minacce a Dorsey e lo stesso si può dire per Mark Zuckerberg.
Di certo l’accanimento dell’ISIS contro Facebook e Twitter mostra che i due social si sono attivati concretamente nella lotta contro il terrorismo.