Dopo un primo momento di hype per l’FaceApp, l’applicazione che trasforma i volti, c’è stata un’ondata di preoccupazione, non infondata. Proprio ieri abbiamo spiegato alcuni dei pericoli “nascosti” dietro all’accettazione dei termini di utilizzo. Usando FaceApp, infatti, si concedono diritti (troppo invasivi) sulle immagini caricate nel cloud e non solo.
Aggiornamento 03/12: a mesi di distanza dalle prime accuse, gli USA si oppongono nuovamente a FaceApp e ai potenziali pericoli che si nasconderebbero al suo interno. Questa volta sono FBI ed FTC a rendere pubbliche le preoccupazioni sull’app di provenienza russa, dopo la richiesta del senato statunitense. E dopo questi mesi di indagine, ecco cosa ha affermato il Federal Bureau of Investigation:
“L’FBI considera ogni applicazione mobile o prodotto analogo che sia stato sviluppato in Russia, ad esempio FaceApp, come una potenziale minaccia di controspionaggio, sulla base dei dati raccolti, delle politiche relative a privacy e termini di utilizzo e dei meccanismi legati che permettono al governo russo di accedere ai dati conservati entro i confini russi.“
In realtà l’app di per sé non fa nulla di illegale, visto che anche gli investigatori non hanno trovato nulla di anomalo. Le preoccupazioni sono più socio/politiche, visti i legami fra la società russa Wireless Lab ed il governo Putin. Soprattutto in vista delle elezioni del 2020, viste le polemiche sollevatosi per quelle precedenti e le relative ingerenze russe. La casa di sviluppo si è già espressa in merito in passato, affermando che i dati raccolti (volti compresi) sono conservati soltanto per 48 ore e nemmeno in Russia.
FaceApp continua a non ispirare fiducia, ma la società fa chiarezza sulla privacy
Proprio da queste preoccupazioni è nato il dibattito negli Stati Uniti che è finito al Senato. Il senatore Chuck Schumer, infatti, ha chiesto delucidazioni all’FBI.
Tuttavia, gli sviluppatori dell’app hanno risposto, in parte, ai dubbi sollevati in tutto il mondo. La risposta passa dallo storage delle immagini e la società ha annunciato, in tal senso, che ciò viene fatto per velocizzare il trasferimento dei dati, aggiungendo che le immagini vengono immagazzinate per un massimo di 48 ore.
Inoltre, altre rassicurazioni arriverebbero da due fattori. Il primo riguarda l’identità: FaceApp non richiede alcun login per poter essere utilizzata. L’altra, invece, è legata all’immagine stessa. Stando a quanto dichiarato sarebbe quasi impossibile, da parte dell’azienda, risalire all’identità soltanto con la foto.
Dal canto nostro rimangono comunque i dubbi relativi ai termini della privacy sottoscritti che sembrano essere oltremodo ingerenti rispetto – anche – a quanto dichiarato dall’azienda.
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