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Crisi smartphone: Foxconn si ridimensiona, colpa di Nokia e delle aziende cinesi

A differenza degli anni passati, la tecnologia mobile è arrivata ad un punto di stallo. Quest significa che ad oggi è più difficile che una persona cambi il proprio smartphone, vista la bontà costruttiva e funzionale raggiunta dai modelli più recenti. Ciò è sicuramente un bene per noi consumatori, ma è un dato meno positivo per i produttori di telefoni, Foxconn in primis. Non è un caso cheFIH Mobile, ovvero la divisione che si occupa della produzione di smartphone Android, abbia annunciato un deciso ridimensionamento del proprio lavoro.

Foxconn annuncia un forte ridimensionamento della catena di produzione di smartphone Android

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Anche se per molti sarà un nome ignoto, FIH Mobile (di cui Foxconn possiede il 62%) è una delle principali aziende manifatturiere incaricata dell’assemblaggio di telefoni basati su Android. E visto il forte calo che il settore Android sta vivendo in questi ultimi anni, non sorprende scoprire che centinaia di ingegneri siano stati trasferiti nel reparto elettronico/automobilistico. Per quanto la produzione Android rappresenti il 90% del fatturato di FIH Mobile, lo scorso anno è stato registrato un non indifferente calo di 857 milioni di dollari.

Fra la clientela dell’azienda si annoverano nomi come Xiaomi, Lenovo, Sharp, Gionee(RIP), Meizu, Nokia e Google. Fra queste, soltanto Google si è dimostrata profittevole, per quanto le vendite di smartphone targati Big G siano inferiori a quelle di una Xiaomi, per esempio. Al contrario, l’investimento in Nokia è stato probabilmente quello più negativo per Foxconn. Basti pensare che FIH Mobile ha confermato che non accetterà più ordini da parte di HMD Global su prodotti con margini troppo bassi.

Inoltre, le problematiche derivano anche dai rapporti con le aziende cinesi. Secondo il report stilato dalla società di Foxconn, queste sono solite essere lente con i pagamenti e non fornire dati affidabili sulle previsioni di produzione. Ciò potrebbe comportare un ulteriore calo per i brand minori con base in Asia.

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