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Foxconn sta per acquisire Belkin e le sue controllate: quasi 900 milioni sul tavolo

Foxconn Interconnect Technology ha trovato l’accordo con l’azienda americana Belkin per la sua acquisizione. La proposta di 866 milioni di dollari è stata infatti accettata da Belkin che si appresta ad entrare sotto l’egida del colosso cinese. Non solo Belkin, ma anche tutte le sue controllate Linksys, Wemo e Phyn. L’annuncio è dato ufficialmente dalla stessa azienda americana.

Belkin diventa di Foxconn per 866 milioni di dollari

Foxconn Belkin

Un accordo che sembra giovare a tutti. Belkin ha la possibilità, grazie ai nuovi fondi a disposizione, di investire ingentemente nel settoreRicerca e Sviluppo al fine di portare avanti con forza la propria filosofia aziendale ed offrire prodotti sempre più innovativi e di qualità. Dal canto suo Foxconn, oltre ad aprirsi ad un nuovo importantissimo mercato come quello statunitense, riesce a raggiungere il proprio scopo di diversificare il portfolio.

Il colosso cinese è infatti conosciuto ai più soprattutto per essere l’azienda che assembla gli iPhone di Apple. Da questa attività proviene una larga fetta dei ricavi della società. Un cordone ombelicale troppo fragile: basterebbe un cambio di strategia, con Apple che magari trova un nuovo partner, per mettere in crisi la società.

Ecco che cercare di allargare il proprio business diviene fondamentale per la stabilità aziendale. Oltre agli iPhone, Foxconn assembla anche componenti elettronici per elettronica di consumo, automotive e domotica. Proprio quest’ultimo è uno dei settori nevralgici in cui opera Belkin, mediante la controllata Wemo e al quale anche Foxconn resta maggiormente interessata. Non solo, perché Belkin è soprattutto conosciuta per la produzione di accessori per dispositivi portatili, come cavi, custodie, caricabatterie e per quella di prodotti per la connessione al web: articoli che vende in oltre 50 paesi del mondo.

L’accordo c’è ma manca l’autorizzazione finale delle autorità USA

Sicuramente un bel colpo per Foxconn anche se è ancora presto per stappare le bottiglie di champagne e brindare. L’offerta è stata infatti sì accettata, ma manca ancora il via libera da parte delle autorità americane preposte, come ad esempio il CFIUS (Comitato per gli Investimenti Esteri degli USA). Sappiamo bene grazie al caso Broadcom-Qualcomm e a quello Huawei, quanto l’amministrazione Trump cerchi di ostacolare qualsiasi penetrazione commerciale cinese (ritenuta potenzialmente dannosa) su suolo americano.

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