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Spotify: l’app per iOS viola alcune norme dell’App Store

Apple ha deciso di rifiutare l’ultima versione di Spotify, nota applicazione di streaming musicale, poiché aggira le regole dell’Apple Store in materia di acquisti in-app.

In una lettera alla società, il consigliere generale di Apple scrive che la versione attuale dell’applicazione non rispecchia alcune regole di condotta presenti sul suo store.

Apple Store rifiuta l’ultima versione dell’app Spotify per iOS

Tali restrizioni, se non rispettate, suggeriscono che Spotify potrebbe rischiare di essere espulsa dall’App Store.

Logo Spotify

Il consigliere generale di Apple, Bruce Sewell, ha scritto in una lettera all’azienda che attualmente l’applicazione viola alcune norme previste dallo store.

Naturalmente Apple sarà felice di risolvere al più presto tale situazione solo se l’ultima release del software verrà revisionata.

Un portavoce di Spotify ha voluto commentare tale situazione sostenendo che non è d’accordo con l’interpretazione fatta da Apple.

Jonathan Prince, portavoce del noto servizio di streaming musicale, ha twittato cercando di confutare le affermazioni fatte da Apple riguardo alla funzione di acquisti in-app.

Sewell ha deciso di rifiutare l’ultima versione dell’applicazione di Spotify per i dispositivi iOS poiché non vuole concorrenza con il suo servizio Apple Music, secondo Prince.

Il consigliere generale, però, fa notare comunque che altre app concorrenti di successo, come Google Play Music, Tidal, Amazon Music e Pandora, vengono aggiornate senza alcun tipo di problema.

Apple si è pronunciata al riguardo sostenendo che è molto delusa degli attacchi pubblici ricevuti dalla piattaforma musicale.

Ricordiamo che Spotify ha beneficiato enormemente dall’App Store con oltre 160 milioni di download a partire dal 2009.

Spotify

Sewell scrive che è stata rimossa la funzionalità di acquisti in-app sull’app Spotify per iOS. È stata aggiunta, però, una funzione di iscrizione il quale si scontra con le norme sugli acquisti in-app di Apple.

Il portavoce della “mela morsicata”, infine, sostiene che gli utenti vengono indirizzati al sito Web di sottoscrizione di Spotify.

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