Gabriel

Gabriel, l’AI che sussurra nelle orecchie delle persone

I ricercatori della Carnegie Mellon University, in Pennsylvania, hanno ideato un’innovativa intelligenza artificiale capace di “sussurrare” istruzioni nelle orecchie delle persone e fornire in questo modo loro assistenza. L’aiutante robotico è stato chiamato Gabriel, dal nome biblico del messaggero di Dio, e riesce ad esempio a guidare con estrema precisione una persona attraverso il processo di costruzione di un elementare oggetto in Lego.

L’obiettivo ultimo sarebbe però quello di fornire assistenza “indossabile” alle milioni di persone costrette oggi a vivere con l’Alzheimer, ferite cerebrali ed altre condizioni neurodegenerative. Nel caso in cui un paziente dimentichi ad esempio il nome di un parente, Gabriel potrebbe prontamente sussurrarglielo. Ma potrebbe anche essere facilmente programmato per aiutare le persone con gravi difficoltà cognitive nelle faccende di ogni giorno, diminuendo in questo modo la loro dipendenza da badanti o accompagnatori.

In questo momento il gruppo di ricercatori ha legato Gabriel a dei normalissimi Google Glass, grazie ai quali sono anche stati capaci di renderlo un simpatico assistente per il ping pong, che, basandosi sulla posizione della pallina e dell’avversario, indica all’utente come e verso dove colpire.

La National Science Foundation ha già donato ben $2.8 milioni al gruppo di scienziati, così che possano portare avanti la propria ricerca. La tecnologia utilizza le cosiddette cloudlet (letteralmente nuvolette) per funzionare correttamente. Le cloudlet permetterebbero infatti a Gabriel di utilizzare i vicini dispositivi computazionali per eseguire i calcoli più complessi, invece di essere costretti ad inviare i dati ad un server remoto, cosa che aumenterebbe a dismisura i tempi di latenza.

“L’innovativa tecnologia del cloudlet permetterà la creazione di un genere tutto nuovo di applicazioni mobili, estremamente dispendiose in termini di risorse, ma al tempo stesso enormemente sensibili ad un’alta latenza”, ha affermato la Carnegie Mellon University in una dichiarazione ufficiale. Ed una di queste primissime applicazioni potrebbe proprio essere l’assistenza cognitiva, dove i bassi tempi di reazione del programma risultano di fondamentale importanza.

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