Ormai è notizia di dominio pubblico: il lancio di Samsung Galaxy Fold è stato ufficialmente rimandato ad un giorno non ancora specificato. Il perché è presto detto: dopo soltanto poche ore dal ricevimento, cinque samples si sono tragicamente rotti nelle mani dei recensori. In tre casi la “colpa” di ciò è da attribuire alla rimozione della pellicola protettiva, seppur l’assenza di avvertimenti non abbia giocato a loro favore. Ma gli altri due samples, invece, si sono rotti più o meno misteriosamente, lasciando più di un dubbio su quale potesse essere l’effettiva causa.
A fare luce sulla situazione ci ha pensato il team di iFixit, celebre azienda che si occupa del disassemblaggio di dispositivi elettronici e tutto ciò che vi ruota attorno. Il primo aspetto di cui tener di conto è la tecnologia OLED, necessaria per la realizzazione di questa tipologia di dispositivi. A differenza degli LCD, infatti, gli schermi OLED sono molto più sottili e flessibili, permettendo di poterli curvare o, come in questo caso, piegare.
Al contempo, però, ciò si traduce in una maggiore fragilità, dato che, rispetto ai display LCD, sono molto più inclini a rompersi del tutto non appena una sezione viene intaccata da agenti esterni. Basti pensare che i componenti OLED sono sensibili ad elementi come ossigeno ed umidità: capirete da voi, quindi, che per preservarli al meglio è necessario che siano praticamente chiusi ermeticamente dal mondo esterno.
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E come potete vedere nell’immagine ad inizio articolo, non è il caso di Samsung Galaxy Fold. Vista la particolarità del meccanismo di piegatura, fra una sezione e l’altra del dispositivo si viene a creare una fessura, neanche troppo piccola, in cui è piuttosto facile che polvere e detriti finiscano per accumularsi. Non a caso, a differenza di molti smartphone Samsung degli ultimi anni, il costosissimo Samsung Galaxy Fold non è certificato contro liquidi e polvere.
Non solo: come probabilmente accaduto nel caso dell’unità di The Verge, i detriti sembrerebbero essere entrati dal retro, più precisamente dalla cerniera posteriore. Anche qua, infatti, c’è lo spazio necessario perché i detriti si annidino al suo interno. Stessa cosa successa a Lorenz Keller, anche se, in questo caso, il detrito è poi sparito, rafforzando la tesi secondo cui i detriti abbiano ampio spazio di manovra, anche per uscire una volta entrati all’interno del meccanismo.
Ed ovviamente, una volta che il detrito si è fatto strada all’interno del telefono, basterà piegarlo una o più volte per vederlo impattare contro il display e rovinarlo. Come affermato nel comunicato di Samsung, “i risultati iniziale dell’ispezione dei problemi segnalati sul display hanno mostrato che potevano essere associati all’impatto sulle aree superiore ed inferiore della cerniera. C’è stata anche un’occasione in cui le sostanze rilevate all’interno del dispositivo hanno influenzato le prestazioni del display.”
Insomma, pare che la causa del problema sia abbastanza evidente, al punto tale da far dubitare dei test di conformità svolti da Samsung. Come ha fatto l’azienda a non accorgersi di una falla del genere? Secondo l’ipotesi di iFixit, test del genere vengono condotti in ambienti asettici e privi di agenti esterni, in modo che non compromettano i risultati. Purtroppo ciò non rispecchia a pieno il comportamento umano, dato che nessuno di noi vive in ambienti asettici.
Senza considerare che il processo di apertura e chiusura del display, perfettamente ripetuto dai robot di Samsung in quanto a pressione e velocità, varia da persona a persona. Si tratta di un’altra variabile da tenere in considerazione, dato che piegare il telefono facendo pressione in un punto piuttosto che un altro può portare a differenti conseguenze.
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