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“Smartphone fantastici e dove trovarli”: i terminali mai arrivati sul mercato

La storia degli smartphone è da sempre costellata di terminali più o meno futuristici che, per un motivo o per l’altro, non ce l’hanno fatta a giungere ufficialmente sul mercato. In questo elenco troverete dispositivi conosciuti e non, molto spesso frutto di imprenditori intraprendenti (forse troppo), pseudo-truffatori o semplicemente buontemponi che si sono divertiti ad illudere gli utenti. Sono presenti anche devices “mitologici”, la cui effettiva esistenza non è mai stata né confermata né smentita. E mi raccomando, se ne conoscete di altri segnalateceli nei commenti!

“Smartphone fantastici e dove trovarli”: ecco i terminali mai arrivati sul mercato

ZTE Hawkeye

Partiamo con uno dei più recenti, lo ZTE Hawkeye. Si tratta di uno smartphone la cui genesi è avvenuta in maniera molto particolare, ovvero tramite lo ZTE Project CSX, un contest in cui gli utenti potevano proporre la propria idea di smartphone. A vincere fu il Team One Technology, la cui idea fu quella di uno smartphone comandabile tramite movimento oculare.

Il progetto fu quindi lanciato in crowdfunding su Kickstarter ad un prezzo di 199 dollari ma meno di 200 persone si impegnarono a supportare il progetto. In totale, il produttore raccolse soltanto 36.245 dollari a fronte dei 500.000 dollari fissati come obiettivo finale. Probabilmente l’umanità non è ancora pronta per sfruttare al meglio l’eye-tracking. E forse è meglio così.

Google Project Ara

Eccoci a quello che è sicuramente il concept su cui tantissime persone riversarono speranze ed aspettative. Sì, stiamo parlando di Project Ara, lo smartphone modulare made by Google. E non stiamo parlando della modularità vista con prodotti come LG G5 o Moto Z, ma un vero e proprio telefono con parti sostituibili. Ciò avrebbe facilitato la riparazione del dispositivo, ma soprattutto introdotto la possibilità di effettuare veri e propri upgrade del telefono: dall’inserire una fotocamera più performante all’aggiunta di memoria.

Purtroppo, il 2 settembre 2016 Google annuncia la chiusura del progetto senza dare troppe spiegazioni a riguardo. Tuttavia, in molti dubitavano dell’effettiva fattibilità costruttiva: se a ciò uniamo un design discutibile ed un appeal non troppo ampio per il grande pubblico, possiamo capire il perché di questa decisione. Anche se mai dire mai.

Kyocera Proteus

Il Kyocera Proteus fa parte di quella schiera di dispositivi concettuali mai presentati sul mercato per ragioni puramente tecniche. In questo caso, però, parliamo più di un concept che di un prodotto in procinto di essere effettivamente commercializzato. In un periodo storico come quello attuale, dove si fa un gran parlare di smartphone flessibili, pensare che questo concept phone risale al “lontano” 2014 fa quasi sorridere, visto che ad oggi (2 marzo 2018) non siamo ancora riusciti a raggiungere questo obiettivo.

Il telefono, mostrato alla fiera nipponica CEATEC, si caratterizzava per l’idea che il dispositivo potesse essere sfruttato in due modalità: come un classico smartphone, sotto forma di braccialetto da poter essere messo al polso con relativa sensoristica fitness, o agganciato a sostegni, ringhiere e via dicendo. Come immaginabile, ancora non sono state sviluppate componentistiche compatibili con questo form factor, soprattutto per quanto riguarda il comparto batteria.

Saygus V2

Di questo elenco, probabilmente il Saygus V2 è uno dei pochissimi smartphone che potrebbe essere finalmente venduto come promesso dai creatori. Diciamo “potrebbe” perché la prima presentazione si tenne al CES 2015, ormai tre anni fa, e del telefono non si hanno ancora notizie certe. È da segnalare che, a fine 2017, lo smartphone ha ricevuto la certificazione FCC con hardware aggiornato, visto che, all’epoca, il chipset a guidare il tutto era l’ormai anacronistico Snapdragon 801.

Per il resto, sulla carta è un prodotto high end e per certi versi peculiare: Snapdragon 835, doppio slot microSD per espandere i 128 GB di memoria, scanner biometrico laterale, speaker stereoresistenza all’acqua e tanto altro ancora. Vi rimandiamo al profilo Twitter ufficiale per eventuali aggiornamenti.

Elephone P9000 Edge

L’Elephone P9000 Edge è uno degli smartphone per cui più abbiamo ricevuto più domande da parte di voi utenti. Della sua esistenza si iniziò a parlare nei primi mesi del 2016 e, anche se sembrava fosse stato presentato, di lui se ne sono perse le traccie. Ma, viste le foto dal vivo, si ipotizza che sia stato prodotto ma mai ufficializzato. Il perché, però, non è mai stato rivelato.

Parlando della scheda tecnica, avremmo dovuto trovare un MediaTek Helio X25, un display JDI di tipo borderless con risoluzione Quad HD, un lettore d’impronte frontale ed uno speaker ACC. Ma non tutto è perduto. Sì, perché successivamente sono stati annunciati S8U Pro, ovvero i suoi eredi spirituale.

Linshof i8

Premessa: anche io facevo parte di quella schiera di persone che credevano realmente nel Linshof i8. Vuoi l’entusiasmo dell’età, vuoi la poca malizia nel settore, pensavo che lo sbarco sul mercato dello smartphone non fosse così irrealistico. Povero stolto.

Per chi non avesse seguito la vicenda, il Linshof i8 venne annunciato da una società tedesca, rivelatasi inesistente, verso la fine del 2014. Lo smartphone si presentava come un terminale all’avanguardia, con SoC octa-core e ben 3 GB di RAM e 80 GB di memoria interna, in un periodo storico in cui vari flagship avevano memorie da 2/16 GB e c’era Android 4.4.2 Kitkat. Purtroppo la fantomatica presentazione al MWC 2015 non c’è mai stata, visto che soltanto dopo un mese dall’annuncio il sito ufficiale riportò questo:

Linshof chiude. Abbiamo capito che sarebbe stato un progetto difficile e siamo grati per aver avuto l’opportunità di lavorarci. Sfortunatamente, i nostri investitori hanno deciso di chiudere il progetto a causa di motivazioni interne. Grazie a tutti per il magnifico supporto. Nota: Non abbiamo mai accettato nessun tipo di pre-ordine, donazione o investimenti di terze parti. Tutte le nostre fatture e pagamenti sono stati pagati interamente.”

Da notare come, rispetto al messaggio originale, siano state apportate delle modifiche. Inizialmente le “motivazioni interne” erano riportate come “difficoltà politiche ed economiche fra la nostra struttura europea ed i nostri fondi di supporto russi“. Al di là di queste diatribe, non si può parlare propriamente di truffa, visto che nessun utente ci ha rimesso nulla. Certo è che questa storia ha lasciato l’amaro in bocca a tanti appassionati, me compreso. Perché diciamocelo, chi non si entusiasma all’arrivo di un’azienda sconosciuta che vuole sfidare i grandi del settore? Qualcuno ha detto OnePlus?

Dragonfly Futurefön

Veniamo adesso alle storie divertenti (?). Tutto parte nel 2014 da IndieGogo, piattaforma di crowdfunding dove Jeff Batio, inventore dalle larghe vedute, introduce il Dragonfly Futurefön, ovvero uno dei primi concept di convertibile 2-in-1. Immaginate un tablet con display Super AMOLED da 7 pollici con risoluzione Quad HD, utilizzabile da solo o accoppiabile ad un secondo schermo gemello tramite un’apposita dock con tanto di tastiera QWERTY.

Il tutto comandato da due processori: uno Snapdragon 820 nella parte tablet ed un Intel Core i7 da 2.0 GHz nella dock. Questi due chipset, poi, sarebbero coadiuvati da 4/16 GB di memorie nel tablet e 4/256 GB nella dock, quattro fotocamere, due batterie Li-Ion e sistema operativo dual boot Windows / Android. Il prezzo? Soltanto 799 dollari.

Al contrario del succitato Linshof i8, qua non pochi ci rimisero, per un totale di 726.397 dollari investiti nella campagna. Del Dragonfly non si è mai saputo più nulla e, recandosi nella pagina dei Commenti sul progetto di IndieGogo, sono numerose le polemiche degli utenti che hanno visto i propri soldi scomparire nel nulla.

Turing Phone Cadenza & Monolith Chaconne

Avete presente la storia di “Al lupo al lupo”? Ecco, ogni volta che mi ritrovo a parlare di Turing Phone non posso che ripensare a quella favola. Tralasciando il primo dispositivo, sul quale sono circolate numerose polemiche, i successivi annunci… Beh… Diciamo che i dirigenti dell’azienda o sono dei palesi troll o soltanto dei grandi sostenitori del futuro. Perché per parlare di uno smartphone come il Turing Phone Cadenza, comprensivo di 2 x Snapdragon 830 (chipset inesistente), 12 GB di RAM e 512 GB di memoria interna ci vuole veramente molta fantasia.

Per non parlare del Turing Phone Monolith Chaconne. Qua si passa addirittura a 3 x Snapdragon 83018 GB di RAM e 768 GB di storage. Ah, e anche un display 4K da 6.4 pollici. E batterie a combustibile ed idrogeno. Ed anche quattro fotocamere da 60 mega-pixel. E perché no, quattro slot SIM ed una tastiera a slide. Se pensate che vi stiamo prendendo in giro, tranquilli, è quello che abbiamo pensato noi a leggerne la notizia.

Nokia Lumia id326-3

Al contrario della quasi totalità dei terminali in questo articolo, questo Nokia Lumia id326-3 (nome in codice, ovviamente) è stato effettivamente prodotto. Fra l’altro, questo dispositivo si presentava come una sorta di smartphone borderless embrionale, in un periodo storico in cui questi non erano assolutamente all’ordine del giorno come adesso.

Tutto molto bello, peccato che si tratti soltanto di un prototipo la cui commercializzazione non è mai avvenuta. Il perché? Saremmo curiosi anche noi di saperlo, visto che Nokia e/o Microsoft avrebbe potuto anticipare di gran lunga i suoi competitors Android. Mi fa molto ridere pensare all’ipotesi secondo cui qualcuno della dirigenza potrebbe aver ritenuto il suo design non adatto.

OPPO Find 9

La prima notizia relativa ad OPPO Find 9 risale al 21 gennaio 2015, mentre l’ultima al 3 gennaio 2018. Capirete da voi che ci sia qualcosa di anomalo. Ciò nonostante, in questo caso probabilmente non siamo di fronte ad una bufala vera e propria. Per quanto leaks e rumors possano risultare in più occasioni poco affidabili, non escludiamo che possa esserci un fondo di verità.

Stando anche ad alcune nostre fonti interne, OPPO ha valutato in più occasioni il lancio di questo smartphone. Ma, visto anche il successo riscosso dalla sorella OnePlus, l’azienda ha deciso di accantonare momentaneamente questo dispositivo. Quando e se sarà riportato in auge, però, non è ancora dato saperlo. E finché la gamma R continuerà a vendere così tanto, le possibilità si allontanano.

Microsoft Surface Phone

A tal proposito, per il Surface Phone vale praticamente lo stesso discorso di OPPO Find 9, seppur in circostanze diverse. Qua non è il successo di altri dispositivi ad averne allontanato l’arrivo, anzi. Molti vedono in questo device la possibile rinascita del settore mobile di Microsoft, ormai morto e sepolto.

Al contrario, il continuo procrastinare questo progetto sarebbe per “colpa” del software. Lo sviluppo di una piattaforma in grado di rendere giustizia a questo concept non è cosa da poco, d’altronde. L’idea di unire uno smartphone ad un vero e proprio computer è alquanto intrigante ma poco realizzabile con l’hardware oggi disponibile. Forse ne risentiremo parlare con l’arrivo dei primi smartphone flessibili/pieghevoli.

VIRO

Oltre allo sfortunato progetto Stonex, l’Italia si è contraddistinta in passato per un particolare smartphone. VIRO fu una finta startup italiana che nel 2013/2014 lanciò questo fantomatico progetto di uno smartphone in grado di ricaricarsi costantemente. Questo grazie alla capacità di assorbire l’energia dall’ambiente circostante in maniera (forse) cinetica.

Come molti sospettavano, si trattava soltanto di una bufala, così come per il succitato Linshof. Dopo qualche mese saltò fuori che il tutto era stato organizzato da un’università italiana non ben identificata. Sul sito ufficiale comparve la scritta “Viro è un test universitario. Grazie per aver favorito la ricerca”, salvo chiudere sito e social poco dopo. E non è da escludere che si trattasse di una truffa bella e buona camuffata da “esperimento sociale”. Insomma, troppo bello per essere vero.

Google Ultra Pixel

Concludiamo con la “fregatura” più fresca fra tutte, ma usiamo il virgolettato perché è lo stesso creatore ad essersi smascherato poco dopo. Il Google Ultra Pixel trapelò in rete come una possibile variante high-end dell’allora prossimo all’arrivo Google Pixel 2. La notizia rimbalzò in tutto il mondo, accompagnata da render creati ad hoc da BRECCIA alias Riccardo Cambò. Una storia a base di trolling, spirito d’iniziativa e disoccupazione giovanile.

Scherzi a parte, egli fu la mente dietro a questo concept, creato più per dimostrare le proprie abilità tecniche che per ingannare i media. Per quanto controversa, perlomeno questa storia tutta italiana non ha portato a feedback particolarmente negativi, mentre lo stesso non si può dire nel caso della succitata VIRO.

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