In seguito alla presentazione di Google Duplex in calce alla conferenza annuale tenutasi lo scorso otto maggio, l’azienda di Mountain View si è trovata al centro di numerose polemiche. L’introduzione delle chiamate “umane” dell’assistente vocale ha destato molte perplessità, tanto da indurre l’azienda a correggere il tiro.
Dopo il polverone alzato sull’eticità del servizio, il dibattito viene portato anche sul piano legale. Infatti, da quando Google Duplex è stato annunciato, le critiche sono state innumerevoli. Fino ad oggi il problema era stato trattato soltanto sul piano sociale, al quale da Mountain View hanno prontamente risposto. Dopo pochi giorni dalle discussioni, infatti, è arrivata pronta la risposta di Big G, tramite TheVerge, con l’annuncio dell’implementazione di un disclosure built-in. La funzione che registrerà le telefonate, invece, pare possa trovare delle limitazioni di natura giuridica.
Rimanendo in America, infatti, diversi stati hanno leggi singolari per la tutela della privacy. Ci riferiamo in particolare a diversi stati in cui le normative sul consenso sono più rigide come Florida, Washington, Massachusetts e California. Ancora una volta, Google assicura gli utenti, pare infatti che, qualora la legge lo richieda, Duplex chiederà all’interlocutore il permesso di registrare la telefonata.
Come abbiamo appena accennato, l’azienda statunitense si riserva di adattare Google Duplex in funzione delle leggi vigenti. Se la funzione chiamata dell’AI fosse lanciato oggi in Italia il quadro prospettato dovrebbe essere il seguente. In tema di privacy, non dovrebbe trovare limitazioni nella registrazione telefonica dal momento che – secondo la Cassazione – la registrazioni non comportano un reato. Infatti nel nostro ordinamento la possibilità di registrare una conversazione senza l’assenso dell’interlocutore è considerato come la conservazione su una memoria elettronica di ciò che è già “nostro”. In sintesi, un eventuale chiamata di Duplex non necessiterà del consenso preventivo alla registrazione.
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