Facebook ha iniziato in Europa i test per l’utilizzo del riconoscimento facciale, come metodo per proteggere gli utenti. Diversi utenti hanno ricevuto una notifica che avvisava loro di essere già parte del gruppo dei tester. Le polemiche sul Web sono già moltissime.
Facebook non è nuova all’utilizzo del riconoscimento facciale. Si tratta di una pratica che ha dovuto sospendere nel 2012, quando fu scoperto che la banca dati dei dati biometrici veniva utilizzata per taggare in automatico i soggetti nelle foto.
Adesso, pare che l’azienda ci stia riprovando, ma in un modo che sembra decisamente subdolo. Infatti, i test per il riconoscimento facciale sono già iniziati in Europa. Gli utenti hanno ricevuto una semplice notifica di avviso che la feature ara già attiva sul loro account. Certamente, la nota sottolinea che è possibile disattivarla in qualsiasi momento. Ma qui viene il bello! Nel momento in cui gli utenti provano a farlo, accedendo alle loro impostazioni, diversi messaggi cercano di dissuaderlo. Le motivazioni sono del tipo: il riconoscimento facciale è fondamentale nel caso in cui qualcuno utilizzi le tue fotografie per scopi malevoli, solo così è possibile riconoscere il problema e proteggere la tua privacy.
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In soldoni, dovremmo cedere dati biometrici – particolarmente sensibili – in cambio di protezione dei nostri stessi dati. Qualcosa ovviamente non torna. Per questo motivo, diversi utenti hanno iniziato le loro proteste sul Web. Come la giornalista Jennifer Baker, che su Twitter accusa Facebook di prendere in giro gli utenti – con lo spauracchio della protezione – cercando di acquisire nuovi dati da poter rivendere.
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In soldoni, sembra che l’azienda stia facendo una serie di test A/B per scoprire quale sia il modo migliore per convincere gli utenti ad attivare il riconoscimento facciale. Infatti, con l’arrivo della GDPR – la nuova normativa europea in materia di protezione dei dati – non sarà assolutamente possibile attivare l’opzione in automatico. Dunque, Facebook dovrà convincere i suoi iscritti di quanto sia importante farlo volontariamente. Ma non bastava la bufera dopo le vicende di Cambridge Analytica?
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