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Recensione cuffie true wireless Syllable D9X

Ebbene sì, torniamo a parlare nuovamente di cuffie true wireless e lo facciamo con la recensione delle Syllable D9X. A dire il vero il nome esatto dovrebbe essere Syllable D9X Pro, visto che è il nome che compare sullo smartphone in fase di pairing (oltre che su Amazon). Tuttavia, sulla scatola c’è scritto soltanto “D9X”, così come sul sito ufficiale. Dettagli di identità a parte, la loro particolarità riguarda la batteria, ma non voglio spoilerarvela. Continua a leggere, quindi, per scoprire cosa hanno di “anormale” queste cuffie targate Syllable.

Recensione Syllable D9X

Unboxing

A differenza di quasi tutte le cuffie di questo tipo, va fatto un discorso a parte per quanto riguarda la confezione. Oltre ad una custodia rigida per il trasporto, comprensiva di tasca forata per gommini di ricambio e cavo di ricarica, c’è anche una sacca di trasporto. Questo perché le Syllable D9X, data la loro particolare conformazione, non hanno una vera e propria dock di ricarica. Ma di questo ne riparliamo nei paragrafi successivi.

Design e qualità costruttiva

Fino ad oggi tutte le cuffie true wireless che ho provato avevano la dock di trasporto. Qua no: la dock c’è ma serve unicamente a trasportare le batterie di ricambio. E qua ci imbattiamo nella peculiarità delle Syllable D9X, ovvero l’intercambiabilità della batteria. Da ciò ne deriva un design spezzato, dato che le batterie si possono staccare e cambiare con quelle aggiuntive.

Una trovata indubbiamente strategica per la longevità delle cuffie ma che implica un ingombro non da poco. Rispetto alla media delle cuffie true wireless, queste sporgono in maniera vistosa dall’orecchio. Un dettaglio che potrebbe turbare coloro che preferiscono cuffie più compatte. Inoltre, l’impossibilità di portare le cuffie all’interno della dock significa che dovremo portarci dietro due custodie, una per le batterie, una per le cuffie. Non proprio il massimo della portabilità.

Un bonus di queste D9X (Pro?) è la presenza di ganci in silicone, con i quali mantenere le cuffie ancora più stabili all’interno del padiglione auricolare. Anche correndoci non si hanno problemi di stabilità: si possono anche rimuovere i ganci, ma così facendo sarà più facile che si sfilino dall’orecchio. Alla lunga, però, questi ganci tendono a stancare l’orecchio, perciò una pausa potrebbe essere doverosa.

Anche se ci sarebbe una superficie piatta adatta ai controlli touch, queste cuffie sono pilotate dai controlli fisici, presenti su entrambe. Con un click si mette in Play/Pausa, con un doppio click si passa alla traccia successiva e con un triplo click a quella precedente. Nessun comando, quindi, per richiamare l’assistente vocale o per controllare il volume, mentre non mancano i controlli per accettare/interrompere/rifiutare le chiamate.

Connettività e chiamate

A differenza di molti modelli attuali, le Syllable D9X si basano sullo standard Bluetooth 4.2. Di conseguenza, c’è un piccolo lag durante la riproduzione video su YouTube e simili, anche se non troppo evidente. Tuttavia, c’è da dire che la copertura è più che discreta, rimanendo ben stabile anche allontanandoci di diversi metri con più mura fra di noi ed il dispositivo abbinato. Anche il pairing è rapido ed efficace, con una rapida connessione all’ultimo dispositivo abbinato una volta accese. Leggendo in rete si parla di un supporto aptX che, in realtà, è assente, dato che sul mio OnePlus 6 non compare la relativa scritta una volta connesse.

Si può utilizzare anche una sola cuffia, ma non in fase di telefonata, dato che in tal caso bisogna per forza usare la sinistra (o entrambe, ovviamente). A tal proposito, l’audio in chiamata è stereo ed ha un buon volume, mentre la qualità microfonica è sufficiente. Il dettaglio catturato è dignitoso ma si nota un effetto riverberato abbastanza presente e all’aperto il rumore ambientale è percepito.

Syllable D9X a confronto con le Pamu Slide

Qualità audio

Inizialmente l’output audio non mi convinceva granché, ma è valsa la regola del “cambio gommino” per rivalutarle. Non siamo dinnanzi a cuffie che spiccano nella massa ma le Syllable D9X non suonano male, anzi. Essendo cuffie di tipo in-ear, c’è un buon isolamento dall’esterno che permette di avere una riproduzione delle frequenze ed un volume piuttosto sostenuto. Nulla che le faccia brillare più di tante altre cuffie, comunque, ma non sono nemmeno insoddisfacenti.

Syllable D9X a confronto con le Pamu Slide

Autonomia

Come anticipato ad inizio prova, la particolarità delle Syllable D9X è la possibilità di intercambiare le batterie. All’interno della dock ci sono 4 alloggiamenti: 2 per la carica, 2 per immagazzinare le batterie non da caricare. Ad indicare lo stato di ricarica ci sono 2 LED di stato blu a forma di saetta, i quali lampeggiano per indicare la ricarica in corso. Per ricaricare le 2 batterie ci vuole circa 1 ora, mentre per ricaricare la dock stessa, via USB Type-C, ci vogliono circa 2 ore.

Parlando di amperaggio, le barrette per le cuffie contengono una 38 mAh, mentre nella dock c’è una 400 mAh. In entrambi i casi la capienza non è entusiasmante sulla carta, ma nemmeno nella pratica. La durata di ogni batteria è di circa 2 ore, per un totale di 4 ore se si considerano anche i ricambi. La dock garantisce, poi, circa 3/4 cicli di ricarica.

Conclusioni e prezzo

Le Syllable D9X (Pro?) si possono acquistare su Amazon ad un prezzo attuale di 52.99€, in calo rispetto ai 69.99€ a cui venivano vendute ad aprile 2019. Personalmente non mi hanno convinto granché da preferirle alla moltitudine di opzioni presenti sul mercato. Soprattutto se si considerano le Pamu Slide, ad oggi disponibili più o meno su questo prezzo ma con ben altre caratteristiche. Ma confronti a parte, l’idea di non potersi portare le cuffie all’interno della dock di ricarica non mi è piaciuta granché.

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