Col passare del tempo i controlli negli aeroporti si stanno facendo sempre più puntigliosi e a volte rigidi, a causa delle tensioni geopolitiche scaturite in questo decennio. Questo è il motivo principale della nascita di iBorderCtrl, progetto ideato dalla Metropolitan University di Manchester e finanziato dalla Commissione Europea per un ammontare di 4.5 milioni di euro. L’obiettivo è quello di rendere più sicuri gli aeroporti. Come? Con una vera e propria macchina della verità, la quale è già pronta a debuttare in tre stati europei.
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Anziché affidarsi unicamente al metal detector ed eventuali controlli a campione, sarà un assistente virtuale a controllarci, effettuando una scansione facciale ed analizzando tramite 38 parametri differenti per stabilire se far procedere il viaggiatore o meno. In caso di esito negativo, l’analisi sarà proseguita da una persona in carne ed ossa, incaricata di controllare se ci sia effettivamente un pericolo o meno.
Per quanto il suo utilizzo cardine dovrebbe essere all’interno degli aeroporti, il suo utilizzo è previsto anche via terra e mare. A tal proposito, iBorderCtrl è già in fase di utilizzo sperimentale in tre nazioni, ovvero Grecia, Ungheria e Lettonia. Al test della verità si dovranno sottoporre i viaggiatori che provengono da pesi extra-EU, ai quali il software porrà delle domande nel mentre la fotocamera analizzerà il volto in tempo reale.
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Nello specifico, il test di valutazione di iBorderCtrl parte già prima, ovvero in fase di prenotazione. Nel momento in cui si andrà ad acquistare un biglietto aereo (ma non solo), verremo reindirizzati alla piattaforma, dove l’algoritmo sarà incaricato di fare domande e controllare le espressioni facciali tramite webcam. In modo da limare il più possibile errori di valutazione, l’algoritmo è in grado di adattarsi a sesso ed etnia del soggetto interrogato. Una volta passata la fase di prenotazione, la seconda fase di iBorderCtrl continuerà direttamente alla frontiera europea.
Come specificato da Keeley Crockett dell’università di Manchester, “il sistema analizza il comportamento non verbale della persona concentrandosi sui suoi micro-movimenti facciali. Le espressioni palesi – come il sorriso – non vengono considerate dal software. Ma i tic – come certi movimenti degli occhi o della bocca, il tono della voce – vengono confrontati con un enorme database che assegna un <<punteggio di rischio>>. Nei casi più sospetti un agente vero interviene e, tra le altre cose, fa appoggiare il palmo della mano su un dispositivo che esamina il flusso del sangue nelle vene.”
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