Secondo quanto emerso da un inchiesta dell’Antitrust Australiano sulla liceità del mercato pubblicitario, Google otterrebbe quasi 1 GB di informazioni personali al mese per ogni singolo utente. Tali dichiarazioni sono state rilasciate dai dirigenti di Oracle alla commissione per la tutela dei consumatori.
Stando alle stime della compagnia di Redwood ascoltata all’interno dell’inchiesta, Google raccoglierebbe una mole di pubblicità enorme in maniera gratuita. Tirando le somme, ad un utente australiano 1 GB di navigazione costa all’incirca 4.5 dollari al mese. Considerando questo numero per i 10 milioni di utenti Android, si capisce l’entità della pubblicità ottenuta. All’interno dell’inchiesta si evince che, sebbene gli utenti possano rinunciare alla raccolta di alcuni dati, non si può far a meno di concedere una serie di informazioni a Google, a meno che non si spenga il terminale.
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Alla società di Mountain View vengono inviate informazioni pubblicitarie di diverso tipo, che vanno ben oltre i dati di navigazione. Abbiamo ad esempio la condivisione di coordinate GPS per localizzare gli utenti in un centro commerciale che, legate ai dati barometrici potranno permettere di individuare il piano in cui si è fermato l’utente stesso. Queste informazioni potranno essere utilizzate al fine di individuare – magari – il negozio visitato in maniera da proporre pubblicità inerente.
Un portavoce di Google ha apostrofato il rapporto consegnato all’Antitrust come “un gioco di prestigio“. Secondo l’azienda californiana, infatti, questo report è stato consegnato con il solo intento di diffamare la società. Inoltre è stato aggiunto che tutte le condivisioni di informazioni sono facoltative, comprese quelle GPS. Chiaramente non possiamo a priori stabilire dove sia la ragione, soprattutto in relazione al fatto che Google ed Oracle hanno una storia di controversie – anche legali – molto lunga. Infatti soltanto nel 2016 con l’avvento di Android Nougat, la piattaforma ha sostituito il codice Java di Oracle.
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