Non accennano a placarsi le polemiche attorno a Facebook riguardo il trattamento dei dati utente. Infatti, nel periodo che vede la società di Menlo Park nell’occhio del ciclone per il data gate, vediamo sorgere nuovi interrogativi. É proprio il Center for Information Technology Policy di Princeton che introduce la questione. Andiamo a vedere più nel dettaglio il fatto.
Un rapporto sulla sicurezza di Facebook dimostra che i dati degli utenti possono essere acquisiti da tracker JavaScript di terze parti “incorporati” nei siti Web che utilizzano Login con Facebook. L’exploit consente a questi tracker di raccogliere i dati utente tra cui nome, indirizzo email, fascia di età, sesso, impostazioni internazionali e foto del profilo, in base a ciò che gli utenti hanno originariamente fornito al sito web.
Non è ancora chiaro cosa, effettivamente, venga fatto con i nostri dati. Il dato di fatto è che molte delle società proprietarie dei siti Web vendono servizi di monetizzazione degli editor in base ai dati raccolti. Gli script abusivi sono stati trovati su 434 su 1 milione tra i primi siti web, tra cui il provider MongoDB.
I diretti interessati risulterebbero, però, impreparati a tali rivelazioni, pervenuteci grazie al lavoro di Steven Englehardt e del suo team. Infatti, proprio il provider, in una dichiarazione rilasciata a TechCrunch, afferma di non essere a conoscenza che terze parti utilizzassero lo script di tracciamento. Inoltre, prosegue dicendo che si procederà individuando la fonte per inibirla.
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