Google ha deciso di bloccare definitivamente l’utilizzo della suite di applicazioni GApps su tutti i dispositivi Android non certificati. Un giro di vite che pare impedisca qualsiasi tipo di escamotage che in passato permetteva di aggirare un limite comunque già esistente. La novità sembra sia effettiva a partire dal 16 marzo scorso, dopo una serie di test A/B.
Sebbene il sistema operativo Android sia open source, Big G cerca da sempre di mantenere determinati standard qualitativi su qualsiasi dispositivo monti l’OS. In sostanza, gli sviluppatori devono attenersi ad una serie di regole contenute nel CDD (Compatibility Definition Document). Solo in questo modo, sarà possibile passare il CTS (Compatibility Test Suite) ed essere certificati da Google come device Android riconosciuti. Senza questo riconoscimento era impossibile installare tutta la suite di applicazioni del gigante di Mountain View che siamo abituati ad utilizzare.
Le GApps comprendono tutte le app di Google che tendiamo ad utilizzare abitualmente: Gmail, Maps, Google Duo, Calendar, Google Play Store, ecc. Fino a poco tempo fa, anche se un device era sprovvisto di certificazione ufficiale, era comunque possibile procedere all’installazione delle applicazioni con qualche piccolo escamotage. Ora pare che le cose siano cambiate.
Alcuni informatori anonimi – che hanno lavorato presso un produttore di dispositivi – hanno fatto sapere ad XDA Developers che Google ha deciso di optare per un giro di vite al rispetto delle regole del CDD. Infatti, adesso sarà impossibile installare le app su tutti i dispositivi dotati di build non certificate sviluppate dopo il 16 marzo. La notizia sembra essere attendibile ed aver ricevuto conferme da alcune fonti vicine ad XDA Developers.
Sembra che Google abbia iniziato ad avvisare gli sviluppatori già un anno fa. Tuttavia, il veto di installare le GApps, durante tutto lo scorso anno, sembra non si sia verificato su tutti i dispositivi. Gli utenti che hanno riscontrato il problema, sono riusciti a risolvere – almeno fino ad ora – cancellando i dati dei Google Play Services, direttamente dalle impostazioni dello smartphone. Questa situazione di aleatorietà nel verificarsi del blocco delle GApps è chiaramente dovuto ad una fase di test A/B, che però pare essere terminata a partire dal 16 marzo.
Il pesante blocco imposto da Google potrebbe creare difficoltà importanti a tutti gli utenti che dovessero decidere di acquistare un dispositivo senza verificare che sia certificato da Google. In soldoni, sarebbe impossibile installare il Google Play Store, Maps, GMail e tutte le altre app. Persino la sincronizzazione automatica dei contatti su Google sarebbe compromessa.
Insomma, probabilmente il vostro Android non avrebbe quella marcia in più garantita dalla suite di GApps (certo, non tutte le app del pacchetto sono utili allo stesso modo). Il rischio di trovarsi con un dispositivo non certificato è alto se acquistate importando direttamente dalla Cina, scegliendo e-commerce che vendono device tecnologici a basso prezzo. Spesso quei device, quando arrivano ufficialmente in vendita nella grande distribuzione, hanno subito un processo di rebrandizzazione e personalizzazione della ROM. Alla fine di questo percorso, il device normalmente ottiene anche la sua certificazione CTS ed ovviamente il prezzo finale aumenta.
Fortunatamente, Google ha deciso di non includere fra le nuove regole anche le ROM personalizzate. Non ci saranno problemi per tutte quelle ROM alternative alle ufficiali. In caso di blocchi di questo genere, sarà sufficiente inserire il proprio ID Android a questo indirizzo per far riconoscere il proprio dispositivo, che sarà inserito in una white list e continuerà a funzionare.
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Sembra che BigG abbia riconosciuto il prezioso contributo degli sviluppatori di custom ROM, per nostra fortuna. È solo grazie alle versioni non ufficiali dei sistemi operativi Android che molti dispositivi riescono ad allungare la loro vita rimanendo aggiornati. Troppo spesso, i produttori smettono di supportare i loro terminali dopo un paio d’anni.
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