Un lunedì nero quello di ieri per Facebook, il cui valore in borsa è sceso di circa 40 miliardi di dollari. Il valore delle azioni è calato del -6.8%, facendo registrare il risultato peggiore da marzo 2014. Ripercussioni negative anche sul patrimonio personale di Mark Zuckerberg. Il fondatore del celeberrimo social network ha perso circa 4.9 miliardi di dollari. Per la prima volta da quando vi era entrato, Mark esce dalla top 5 degli uomini più ricchi del mondo. La causa di questo crollo? Donald Trump.
Nella giornata di ieri si è diffusa la notizia secondo la quale Facebook avrebbe condiviso con una società terza i dati di circa 50 milioni di utenti senza il loro consenso. Questa società è l’inglese Cambridge Analytica. Essa si occupa di indagini ed analisi di mercato ed ha lavorato anche per il presidente USA Donald Trump.
La fuga di dati sensibili senza il consenso dei proprietari, se accertata, è già di per sé piuttosto grave (non è la prima volta che Facebook viene accusata di violazione della privacy). Se ad essa aggiungiamo il nome di Trump e prendiamo in considerazione anche le recenti polemiche sul possibile coinvolgimento di Facebook nell’elezione del presidente repubblicano, ecco che la miscela si fa esplosiva.
Lo scossone è stato forte, aggravato anche dalle dimissioni di Alex Stamos, il capo della sicurezza delle informazioni dell’azienda. Stamos ha spiegato che le sue dimissioni sono state causate da “disaccordi interni“. Il motivo andrebbe rintracciato nell’esistenza di punti di vista differenti su come gestire e rispondere fattivamente alle accuse mosse da diversi media, secondo i quali Facebook diffonderebbe disinformazione.
Il terremoto che ha colpito il social network ha fatto scivolare Facebook fuori dalla top 5 delle aziende globali, composta da Apple, Alphabet (ovvero Google), Amazon, Microsoft e Berkshire Hathaway. Bisogna notare che il lunedì nero ha coinvolto anche le prime quattro di queste, con un valore delle azioni che è sceso di circa il -1.5%.
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