Stiamo vivendo un periodo storico dove tutte le compagnie telefoniche stanno pian piano rimodulando tutte le loro offerte. Molti operatori si cominciano ad avvicinare al 5G ed altri, in procinto di entrare in questo mercato, cercano di carpire quanti più utenti possibile. All’interno di questo scenario, quindi, vi sono tantissimi utenti che sperano di poter cambiare rapidamente compagnia, valutando opzioni migliori. Spesso, però, da parte delle aziende di telefonia non vengono rispettate alcune regole in materia di diritto di recesso. Per tale motivo, quindi, tre società del nostro Paese hanno ricevuto una multa dall’AGCOM.
Come spesso accade in queste occasioni, le segnalazioni degli utenti sono state fondamentali. Tutta la questione, per capire meglio, verte sul passaggio dalla fatturazione a 28 giorni a quella mensile, che avrebbe dovuto riportare gli utenti ad una condizione di normalità. Molti consumatori, però, hanno dovuto fare i conti con alcune rimodulazioni del piano all’interno di questo passaggio ai più canonici 30 giorni. Per tale motivo alcuni di essi hanno proceduto al recesso del contratto.
Sebbene sul contratto sia specificato che il diritto di recesso gratuito non preveda nessuna penale, tante persone si sono viste recapitare tali costi aggiuntivi. Questo problema ha riguardato, quindi, tre compagnie: Wind Tre, Fastweb e Tim. tutti gli operatori citati non hanno concesso il diritto di recesso in maniera gratuita, violando così gli impegni contrattuali con i propri clienti. Inoltre, tale misura avrebbe doveva essere applicata anche nel caso in cui vi fossero canoni di noleggio per modem e decoder abbinati.
Tim e Wind Tre hanno avuto la sanzione più grande, ovvero 1.2 milioni di euro. Si parla, invece, di 360 mila euro per Fastweb, che avrebbe soltanto omesso alcuni dettagli contrattuali in riferimento alle modalità per usufruire del diritto di recesso.
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