Se siete fra coloro che hanno visto l’esperimento interattivo Black Mirror Bandersnatch, allora sappiate che Netflix ha salvato tutte le vostre scelte. Non che ci sia nulla di sorprendente, per carità: tutti i siti registrano i vostri comportamenti e Netflix non fa eccezione. La piattaforma sa se avete scelto Sugar Puffs o Frosties, se preferite Thompson Twins o Now 2 e via così. Ma quello che è interessante è il modo in cui questi possano essere utilizzati e visualizzati.
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A darci dimostrazione di ciò ci ha pensato Michael Veale, ricercatore dell’UCL Department of Science di Londra, mostrandoci come sia possibile avere accesso a questa tipologia di dati. Questo grazie al GDPR, ovvero il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati stilato dall’Unione Europea lo scorso 2016. Questo regolamento garantisce ai cittadini europei il diritto di accesso ai dati collezionati dalle piattaforme online.
A tal proposito, Michael ha richiesto a Netflix l’accesso ai propri dati, anche a seguito delle voci che vedono in Bandersnatch un modo per Netflix di profilare i propri utenti. La società di streaming ha affermato che questi dati vengono utilizzati unicamente per sapere quale clip di Black Mirror mostrare in seguito alla scelta compiuta. E fornendo una copia dei propri documenti Michael ha ottenuto i dati in questione, con due files PDF e CSV via mail criptata.
A tal proposito, quali sono le aziende che forniscono i dati raccolti e in che formato? Come indicato nella tabella qua sopra, SoundCloud e DAZN sono le “peggiori”, mentre Flimmit è la società più virtuosa da questo punto di vista. Netflix si posiziona a metà, subito sopra realtà come YouTube, Spotify, Amazon ed Apple.
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