Forse ancora non tutti non hanno capito che internet non è il far west. Anche se purtroppo c’è chi riesce a farla franca, sono sempre più i casi di denunce a seguito di attività illecite sui social network. Ne è un esempio l’indagine dei carabinieri che ha portato alla denuncia di 23 ragazzi nella zona dell’Astigiano, in Piemonte. L’accusa? Avvisare gli utenti di un gruppo WhatsApp con circa 300 membri sulla posizione dei posti di blocco delle forze dell’ordine.
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Nello specifico, questo su WhatsApp era un gruppo privato in cui era possibile entrare soltanto su invito da parte degli amministratori e degli utenti che ne facevano già parte. Una volta dentro si veniva informati di dove si trovassero i posti di blocco, in modo tale da evitarli, specialmente nel caso di una serata alcolica (o ancora peggio). Per chi non lo sapesse, ostacolare l’attività svolta dalle forze dell’ordine è un’azione passibile di denuncia. E no, nascondersi dietro un dispositivo elettronico non è una scusa.
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