Secondo la decisione della Corte Suprema, i giganti dell’e-commerce dovranno versare le tasse locali sulle vendite online negli USA, anche se non hanno una sede fisica nei territori interessati. Un colpo durissimo per i principali rivenditori online, eBay e Amazon (ma anche per tutti gli altri, senza distinzioni) i quali potranno essere costretti dai singoli Stati a pagare le tasse, in barba al principio della stabile organizzazione.
Questa decisione non è stata di certo presa alla leggera, ma si basa su un precedente del 1992, anno in cui il mercato delle vendite online era di circa 108 milioni di dollari. Ai giorni nostri la cifra è salita vertiginosamente (fino ai 453 miliardi di dollari) e, di conseguenza, anche la legislazione in merito alla questione ha necessitato di un cambiamento radicale. Si è reso quindi necessario dare il via ad un cambiamento a suo modo epocale. Gli Stati potranno richiedere le tasse sulle vendite online direttamente alle società interessate.
Le conseguenze di questa decisione, tuttavia, arriveranno di certo a 360 gradi. Da un lato. per i giganti dell’e-commerce è arrivata già la risposta del mercato finanziario, con un calo delle azioni sia per eBay (in perdita insieme a Wayfair ed Etsy tra l’1.9 e il 5.2%) che Amazon (con un calo dell’1%).
Ma a risentirne saranno in primis i piccoli rivenditori, i quali – molto probabilmente – si vedranno costretti a ridurre la loro attività online. In tutto questo, il contraccolpo potrebbe arrivare anche per gli utenti, con un possibile aumento dei prezzi dei prodotti venduti online. Cosa ne pensate di questo provvedimento? Una necessità ineluttabile oppure una decisione eccessivamente drastica?
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