La dipendenza da videogiochi è stata ufficialmente riconosciuta dall’OMS come patologia

Con la crescita esponenziale delle nuove tecnologie, nell’ultimo decennio abbiamo cambiato completamente le nostre abitudini. Come ogni grande cambiamento, questo ha portato con sè aspetti positivi e negativi. Uno dei settori sottoposti a cambiamenti più drastici è stato senz’altro quello dei giochi, con la predilizione (sempre crescente) dei giochi multimediali. Proprio in questa settimana infatti, l’OMS ha etichettato il “disturbo da videogiochi” come patologia assimilabile al disturbo da gioco d’azzardo.

Secondo l’OMS ci sarebbero dei segnali per riconoscere la “dipendenza da videogiochi”

Il termine “dipendenza da videogiochi” è sembrato fino ad ora soltanto un’etichetta usata da genitori preoccupati per apostrofare i propri figli attratti dal gioco. Da oggi non è più così, in quanto l’OMS nel volume in uscita questa settimana diagnostica la nuova malattia tramite 3 segni rivelatori.

• Mancato controllo del gioco (durata troppo elevata, alienazione dal contesto, etc.);
• Anteporre le esigenze del gioco agli interessi delle attività quotidiane;
• Continuazione del gioco a prescindere dal fatto che questo abbia conseguenze evidentemente negative.

Chiaramente, più che una disamina della patologia vera e propria, l’elenco mostrerebbe soltanto alcuni campanelli d’allarme. Tant’è vero che molti professionisti del settore hanno definito il volume come superficiale e soggettivo. Nonostante il fatto che i sintomi possano sembrare troppo poco specifici, l’OMS ci ha tenuto però a specificarne l’importanza.

Infatti, secondo l’organizzazione sarebbe importante agire sul problema perché “i disturbi dovuti a comportamenti di dipendenza possono coinvolgere comportamenti nella vita reale”. Ancora, un membro dell’organizzazione, il Dr. Vladimir Poznyak, rincara la dose alla CNN affermando l’importanza della diagnosi perché molti giocatori affetti (in tutto il mondo) non si definirebbero tali, aggravando questa condizione.

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