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Mark Zuckerberg su Cambridge Analytica: ecco cosa cambierà su Facebook

Mark Zuckerberg ha rotto il silenzio sulla bufera intorno al furto di dati – provenienti da Facebook – ai danni di 50 milioni di utenti. Informazioni che, una volta nelle mani della società Cambridge Analytica, sarebbero stati usati per manipolare le ultime elezioni politiche americane e non solo. Il patron del celebre social ha riconosciuto le sue colpe, spiegando la questione nel dettaglio e tranquillizzando gli utenti sulla volontà di porre rimedio con nuovi strumenti a protezione della privacy.

Mark Zuckerberg rompe il silenzio sul furto d’informazioni personali di 50 milioni di utenti

Il furto di dati personali degli utenti, a partire da Facebook, è avvenuto nel 2013. Un ricercatore dell’università di Cambridge – Aleksandr Kogan – ha abilmente sviluppato un’applicazione (un test, per la precisione) dedicato alla piattaforma social. Per utilizzarlo, gli utenti dovevano rilasciare l’autorizzazione all’accesso dei propri dati.

Tuttavia, lo sviluppatore non ha mai specificato che il consenso al trattamento dei dati personali era automaticamente esteso a tutti i contatti dell’utente. In questo modo,  la raccolta di informazioni è stata rapidissima. In seguito, Kogan sembra abbia venduto tutto quello che ha raccolto alla società di analisi Cambridge Analytica, che non ha perso tempo a riutilizzare i dati per gli scopi ormai noti a tutti.

Sembra che Facebook si sia resa conto di tutta la questione a partire dal 2014, anno in cui ha dato un giro di vite alla richiesta di dati personali da parte degli sviluppatori di applicazioni. Inoltre, nel 2015, dopo aver appresso quanto fatto da Kogan, Zuckerberg ed il suo team hanno bannato definitivamente lo sviluppatore ed il contenuto che aveva pubblicato. Subito dopo è stato chiesto a Cambridge Analytica di cancellare tutti i dati ottenuti in modo abusivo e darne prova certificata.

Sembrava che la società avesse effettivamente fatto quanto chiesto, ma probabilmente non è stato così. Infatti, solo la scorsa settimana – stando a quanto dichiarato dal patron di Facebook – è stato scoperto che quelle informazioni erano ancora probabilmente presenti ed erano state utilizzate per diversi scopi. Nonostante i tentativi di replica di Cambridge Analytica, anche per loro è stato ban immediato da tutti i servizi della piattaforma social.

Facebook: ecco quali saranno i nuovi strumenti a tutela della privacy

Spiegando la sua versione dei fatti, Mark Zuckerberg ha pubblicamente ammesso che l’azienda fosse a conoscenza di quanto fatto da Kogan e Cambridge Analytica dal 2015. Allo stesso tempo ha cercato di rassicurare gli utenti, spiegando che le prime misure di sicurezza erano già state prese nel 2014. Tuttavia, il fondatore di Facebook ha aggiunto che nuovi strumenti saranno presto attivati per tutelare ulteriormente gli iscritti alla piattaforma social ed i propri utenti.

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L’azienda è già a lavoro per verificare qualsiasi applicazione sospetta che abbia avuto accesso ad una grande quantità di dati prima del 2014. Anno in cui sono state applicate le prime misure di sicurezza. Il social è pronto a bannare qualsiasi contenuto sia ritenuto illecito.

Inoltre, ogni utente avrà a disposizione in modo ben visibile uno strumento che permetterà di controllare in qualsiasi momento quali sono le applicazioni autorizzate ad interagire con il proprio profilo. Infine, qualsiasi app  (giochi o test che siano) inutilizzata da più di tre mesi vedrà rimuoversi l’autorizzazione ad accedere ai dati degli utenti.

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Ovviamente, la questione è ancora aperta e le indagini sulla questione relativa a Cambridge Analytica proseguiranno. Tuttavia, probabilmente non conosceremo mai con certezza l’effettivo coinvolgimento nella possibile attività di pilotaggio delle ultime elezioni negli Stati Uniti.

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