Mentre Codacons minaccia una class action epocale contro gli operatori telefonici, l’Antitrust ha finalmente dato il suo responso in merito agli aumento del prezzo dei servizi a seguito del passaggio alla fatturazione mensile. A quanto pare, l’azione intrapresa da parte dei vari operatori potrebbe configurarsi come un vero e proprio cartello e va fermata subito.
Con la Legge che ha imposto il passaggio alla fatturazione mensile – e la conseguente eliminazione dellla tredicesima mensilità – gli operatori telefonici sono corsi ai ripari. Con l’entrata in vigore delle nuove norme, arriverà anche un aumento dell’8.6% del costo dei vari servizi, sia ricaricabili che in abbonamento (mobile e rete fissa). Stando all’Antitrust italiano, tale azione è il risultato di accordi raggiunti tra TIM, Vodafone, Wind Tre e Fastweb. Questa situazione violerebbe le norme sulla libera concorrenza e l’AgCom ha decretato la sospensione cautelare degli aumenti delle bollette telefoniche.
L’Autorità ha ritenuto che la documentazione acquisita durante le ispezioni confermi – come prima impressione – l’ipotesi istruttoria secondo cui le parti avrebbero comunicato, quasi contestualmente, ai propri clienti che la fatturazione sarebbe stata effettuata su base mensile anziché su quattro settimane, prevedendo al contempo una variazione in aumento del canone mensile per distribuire la spesa annuale complessiva su 12 mesi, invece che 13.
Pertanto, al fine di evitare il prodursi, in attesa della conclusione del procedimento, di un danno grave e irreparabile per la concorrenza e per i consumatori, l’Autorità ha adottato misure cautelari urgenti intimando agli operatori di sospendere l’attuazione dell’intesa oggetto di indagine e di definire la propria offerta di servizi in modo autonomo rispetto ai propri concorrenti.
Al momento tali dichiarazioni non hanno ancora una valenza legale. Se non dovesse esserci una risposta valida da parte degli operatori, tali avvertimenti potrebbero diventare qualcosa di più.
Per il momento, l’unica azienda a rispondere all’appello è stata Fastweb. La compagnia avrebbe ribadito “di aver sempre agito correttamente e di aver costantemente perseguito politiche commerciali assolutamente indipendenti rispetto a quelle dei propri concorrenti”. Inoltre, in merito alla tariffazione a 28 giorni, Fastweb sarebbe passata a questa modalità “più di due anni dopo i propri concorrenti, quando tale approccio commerciale si era ormai affermato come prassi (…) al quale ha dovuto necessariamente adeguarsi”.
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