La telenovela che nel corso degli ultimi mesi ha visto protagoniste Qualcomm e Broadcom è giunta ai titoli di coda. Con la potenza risolutrice di un deus ex machina è imperversata la Casa Bianca, più precisamente Donald Trump, opponendo il veto presidenziale a qualsiasi tipo di accordo tra le due compagnie: questione di sicurezza nazionale.
A porre fine al principio di acquisizione ci ha pensato il CFIUS (Comitato per il Investimenti Esteri degli USA). Ad essere messa a repentaglio dall’acquisizione di Qualcomm da parte di Broadcom, sarebbe la sicurezza nazionale degli Stati Uniti d’America. Al centro dell’attenzione delle autorità ci sarebbero, infatti, i brevetti per il 5G che possiede Qualcomm. Un’acquisizione di questa azienda da parte di Broadcom metterebbe a repentaglio la ricerca e lo sviluppo su queste tecnologie. Ciò potrebbe far perdere agli USA il vantaggio tecnologico che detengono e spianare la strada alla Cina.
L’amministrazione Trump, come sappiamo, è piuttosto attenta a queste dinamiche e sta cercando di alzare una barriera all’ingresso di pericolosi players cinesi sul mercato a stelle e strisce. Il divieto presidenziale è permanente e vieta qualsiasi futura acquisizione, fusione o accordo tra le due compagnie.
L’accordo tra le aziende sembrava sul punto di essere messo nero su bianco. Il 5 aprile era prevista l’assemblea con membri del Consiglio di Amministrazione di Qualcomm, in occasione di questa sarebbero stati dovuti essere eletti nel Consiglio i candidati proposti da Broadcom. Questi avrebbero così agevolato le operazioni di acquisizione.
L’assemblea era originariamente prevista per il 6 marzo e proprio il CFIUS ne aveva chiesto la posticipazione proprio per svolgere le indagini. Adesso una nuova assemblea è stata fissata di urgenza per il 23 marzo, proprio al fine di rendere ufficiale la cessazione di qualsiasi tipo di trattativa tra le aziende. Sospiro di sollievo per Intel, dimostratasi particolarmente preoccupata, per motivi di leadership di mercato, dal possibile accordo.
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