Facebook vuole introdurre gli abbonamenti per gli Instant Articles e Paywalls, evolvendo il proprio business e divenendo “l’edicola più grande del mondo”. I test sarebbero iniziati proprio il mese di ottobre con alcuni utenti ed editori di testate giornalistiche.
Facebook proporrà due opzioni Paywall fra cui scegliere agli editori. La prima opzione è un modello di misura in cui tutti potranno leggere 10 contenuti gratuiti al mese prima di aver bisogno di sottoscrivere. Il secondo, invece, è un modello freemium in cui gli editori scelgono gli articoli da bloccare e visualizzare solo a pagamento.
Quando un utente che non ha un abbonato si reca sulle Paywalls visualizzerà le opzioni scelte dagli editori. Un aspetto davvero interessante, se si vuole acquistare un abbonamento, si verrà indirizzati direttamente sul sito web del quotidiano online / testata. Il pagamento verrà effettuato sui rispettivi siti, che manterranno i vari dati sugli account e sulle transizioni. Gli abbonati potranno accedere liberamente al sito e autenticarsi sugli Instant Articles in modo da non effettuare nuovamente il pagamento.
Non tutti, però, sono soddisfatti di questa scelta. Apple starebbe protestando affermando che i nuovi Instant Articles violano le regole aziendali relative alle sottoscrizioni all’interno delle applicazioni. Proprio per questo motivo la nuova funzionalità non è ancora programmate su iOS, al contrario di Android che non ha nessuna restrizione in merito.
Non è stata ancora stabilità una data di lancio sul sistema operativo mobile della casa di Cupertino. Al momento i rappresentanti di Facebbok si sono limitati ad affermare “questo primo test verrà lanciato sui dispositivi Android in primo luogo e speriamo di ampliarne l’utilizzo presto”.
I dieci editori che partecipano al lancio sono Bild, The Boston Globe, The Economist, Hearst (The Houston Chronicle and The San Francisco Chronicle), La Repubblica, Le Parisien, Spiegel, The Telegraph, tronc (The Baltimore Sun, The Los Angeles Times, e The Union-Tribune di San Diego) e The Washington Post.
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