Da quando ha fatto il suo ingresso nel mercato, Uber è stato spesso soggetto di polemiche di vario stampo. Dal semplice astio verso le nuove tecnologie fino a vere e proprie accuse di concorrenza sleale. E dopo essere stato estromesso da varie nazioni, il servizio ha da poco ricevuto nuovi ban, questa volta a Londra e in Quebec, la principale regione del Canada.
Partiamo per gradi. Negli scorsi giorni si è fatto un gran parlare della situazione di Uber a Londra. Non si tratta di una situazione particolarmente nuova: il sindaco della città inglese, Sadiq Khan, e l’ente Transport for London hanno deciso di non rinnovare la licenza alla piattaforma.
Questa scelta arriverebbe a seguito di diversi attriti fra Uber e la metropoli londinese. Non ultima l’accusa da parte del suddetto sindaco di aver fatto pressioni legali e non in vista del ban in questione. Per la precisione, il blocco partirà dal prossimo 30 settembre ed Uber avrà 21 giorni di tempo per poter fare ricorso.
Anche se manca l’ufficialità, anche il Quebec avrebbe deciso di adoperarsi in egual maniera nei confronti di Uber. In questo caso le macchine dovranno fermarsi dal 14 ottobre. E seppur questa possa sembrare una lotta fra vecchio e nuovo modo di concepire i servizi, non è tutto bianco e nero. Lo stesso CEO di Uber, Dara Khosrowshahi, ha recentemente pubblicato una sorta di lettera di scuse in cui riconosce parte delle colpe, affermando di essere disposta ad un dialogo fra le parti.
Ma quale futuro si prospetta per Uber a questo punto? Sicuramente non stiamo parlando di un servizio compromesso ma allo stesso tempo è palese che questa situazione abbia bisogno di maggior chiarezza da ambo le parti. Come recita la lettera di Dara, “se è vero che abbiamo rivoluzionato il modo di muoversi delle persone in molte città nel mondo, è ugualmente vero che alcune cose sono andate nel modo sbagliato nel nostro cammino.”
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