Google multata per 2,42 miliardi di euro per aver violato le norme antitrust dell’Unione europea. La Commissione Europea garante della concorrenza avrebbe quindi multato il colosso di Internet poiché si sarebbe messa in una posizione di predominio con il suo motore di ricerca, dando un vantaggio – illegale a detta dell’UE – per il proprio servizio comparativo di shopping. Già nel 2011, Microsoft ha presentato una denuncia formale alla Commissione Europea nell’ambito dell’indagine di questo caso.
Quando un utente inserisce una query in Google, i risultati del servizio dello Shopping vengono visualizzati alla parte superiore dei risultati della ricerca. Big G ha incluso una serie di criteri nei propri algoritmi di ranking in modo che i risultati degli shop rivali siano retrocessi nella classifica di ricerca. Come se ciò non bastasse, il servizio di shopping di Google non è soggetto agli algoritmi di ricerca generici della stessa azienda.
Dopo l’avvio di questo meccanismo, il servizio di shopping di Big G ha aumentato il suo traffico 45 volte nel Regno Unito, 35 volte in Germania, 19 volte in Francia, 29 volte nei Paesi Bassi, di 17 volte in Spagna e 14 in Italia.
Il Commissario Margrethe Vestager, responsabile della concorrenza, ha dichiarato: “Google ha messo a punto molti prodotti e servizi innovativi che hanno fatto la differenza per la nostra vita. È una buona cosa. Ma la strategia di Google per il suo servizio di comparazione prezzi nello shopping non aiuta solo i clienti ma ha anche l’intento di minimizzare quello di altri shop. Google ha, quindi, abusato della sua posizione dominante sul mercato come motore di ricerca attraverso promozioni del proprio servizio nei suoi risultati di ricerca, e retrocedere quelli dei concorrenti.
Ciò che Google ha fatto è illegale ai sensi delle norme antitrust comunitarie. E ha negato ad altre imprese la possibilità di competere nel merito e di innovare. E, soprattutto, ha impedito ai consumatori europei una vera e propria scelta libera”
Google deve cambiare marcia modus operandi entro 90 giorni o potrebbe rischiare una penalità fino al 5% del fatturato mondiale di Alphabet, società controllata, per l’appunto da Google.
E ‘importante notare che la UE ha ancora altri due casi in osservazione dove Big G sembra essere indagata per abuso di posizione. Uno di questi è legato all’OS Android dove sembri che venga inibita la possibilità nativa di utilizzare alternative ad app e servizi preinstallate e pronte all’uso. Se in questo caso l’azienda venga ritenuta colpevole potrebbe essere multata fino al 10% del fatturato mondiale – circa 9 miliardi di euro – per ogni violazione.
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Android ha infatti in Europa una quota superiore al 75% di share. Un rimedio sarebbe quello di optare per un unbundling – una separazione – del Play Store dagli altri servizi Google, fornendo una strada ad altri brand come Microsoft per un possibile ritorno in pompa magna forte di questa nuova situazione.
Google si è – ovviamente – detta in disaccordo con l’UE facendo ricorso in appello, permettendo così di guadagnare tempo e di scovare una contromossa per poter rispondere alle accuse mosse.
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