È partito da Stefano Quintarelli, deputato per il gruppo parlamentare Civici e Innovatori, ed è stato appoggiato dal Movimento 5 Stelle il nuovo disegno di legge che, se divenisse in realtà, potrebbe diventare un problema non da poco per alcune aziende in Italia, in primis Apple. Cercando di riassumere, la proposta parla del diritto al download e all’utilizzo di software, proprietario e non, a loro scelta, oltre alla possibilità di disinstallare qualsiasi contenuto indesiderato, a patto che non siano essenziali per il dispositivo.
Come potrete capire, questo ddl va a scontrarsi con la filosofia di aziende come la succitata Apple. Ma pensiamo anche alla brandizzazione dei telefoni da parte degli operatori, una fetta di mercato piuttosto ingente. Ma la sfida è anche politica, visto che recentemente il PD, con a capo Matteo Renzi, ha presentato il primo centro di sviluppo software in quel di Napoli, promosso da Tim Cook in persona. Insomma, una situazione spinosa che ci auguriamo possa risolversi al meglio.
Ecco come recita il disegno di legge presentato al Senato della Repubblica:
1. Gli utenti hanno il diritto di reperire in linea, in formato idoneo alla piattaforma tecnologia desiderata, e di utilizzare a condizioni eque e non discriminatorie software, proprietario o a sorgente aperta, contenuti e servizi leciti di loro scelta. Gli utenti hanno il diritto di disinstallare software e di rimuovere contenuti che non siano di loro interesse dai propri dispositivi, salvo che tali software siano previsti come obbligatori da norme imperative o siano essenziali per l’operatività o per la sicurezza del dispositivo, delle reti pubbliche di comunicazioni alle quali si connette o dei dati gestiti dal dispositivo. È comunque vietata ogni disinstallazione effettuata al solo fine di consentire al dispositivo di funzionare in violazione di norme imperative.
2. I diritti di cui al comma 1 non possono essere in alcun modo limitati o vincolati all’acquisto o all’utilizzo di alcuni software, contenuti o servizi, salvo che gli stessi non rientrino nei casi previsti dal medesimo comma 1, da parte dei gestori delle piattaforme mediante strumenti contrattuali, tecnologici, economici o di esperienza utente.
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