A diversi mesi dalla data di rilascio, abbiamo avuto modo di provare il Lenovo Moto Z ed il Moto Mod dedicato alla fotografia Hasselblad. Un dispositivo che ci ha da subito incuriosito proprio per l’implementazione delle Mod, così come per alcune scelte stilistiche e software quantomeno particolari per uno smartphone di produzione cinese.
Questo perché, dall’acquisizione del marchio Motorola da parte di Lenovo, l’azienda si trova in una condizione quasi “ibrida“, tra occidente e oriente, cosa che ne ha in qualche modo favorito il carattere sperimentale dei suoi device.
Avrà saputo cogliere il segno? Scopritelo nella nostra recensione!
In questa recensione dovremo parlare di due box di vendita piuttosto che uno, in quanto il primo è quello contenente il telefono e il secondo è quello del Mod fotografico Hasselblad.
La confezione del Moto Z, piuttosto compatta, è in cartone rigido di una doppia colorazione bianca e viola sfumato, con il marchio di Motorola e il logo dello smartphone sulla parte superiore, così come il logo di Lenovo, e la sua più grande peculiarità, ovvero la scritta “motomods compatible“. Sulla parte posteriore sono descritte le caratteristiche principali del telefono e vengono illustrati i Moto Mods, acquistabili separatamente.
All’interno della confezione troviamo:
Sono diversi gli elementi che saltano all’occhio semplicemente osservando la ricca dotazione presente, alcuni positivi ed altri negativi. Apprezzabile la presenza del Moto Style Shell, quasi indispensabile per l’uso quotidiano come diremo poi, così come può far piacere l’inclusione di un bumper. Necessario l’adattatore per le cuffie, data la scelta di non includere un ingresso dedicato sul dispositivo, probabilmente per limitarne lo spessore.
Poco comprensibile, invece, la scelta di integrare il cavo Type-C nell’alimentatore. Per qualsiasi interazione con un PC avremo, infatti, bisogno di un cavo dati e, come sappiamo, il cavo è l’elemento più soggetto a usura, obbligandovi a sostituire l’intero alimentatore in caso di danni.
Veniamo ora al box di vendita dell’Hasselblad Mod. Realizzato in cartone meno spesso, presenta immagini del Mod e alcune delle caratteristiche tecniche, riportate anche in una “sottocopertina” magnetica.
Al suo interno troviamo:
Nulla da eccepire in questo caso, la custodia appare veramente ben fatta ed elegante, con il logo H a incasso ed il manuale è particolarmente esaustivo, cosa che non troviamo spesso in ambito smartphone.
Il design di questo smartphone è assolutamente peculiare e porterà, come accade spesso in occasione di qualcosa di insolito, ad essere o particolarmente amato o particolarmente odiato.
Lenovo ha voluto puntare sicuramente sul contenimento dello spessore, realizzando un device di appena 5,19 mm, ai quali se ne devono aggiungere circa un altro paio per il corposo modulo fotografico posteriore. Ottimizzazione certamente non ricercata tanto nelle altre dimensioni (le misure totali sono di 153.3 x 75.3 x 5.19 mm per un ottimo peso di 136 grammi), considerando anche la presenza di tasti a schermo.
Sul fronte del telefono troviamo il display da 5.5 pollici, con al di sopra la capsula auricolare che include lo speaker di sistema , con a sinistra la fotocamera anteriore e a destra un Flash LED frontale. Inferiormente, sotto al logo “moto”, troviamo un bizzarro lettore per le impronte digitali, piccolo e quadrato, circondato da un frame smussato, con ai lati i sensori di prossimità e luminosità e due microfoni.
La parte posteriore, senza l’uso di un Moto Style Shell, lascia un senso di “scoperto“, a causa dei pin magnetici molto evidenti, presenti sul lato inferiore, di cui uno è anche incavato, al di sotto di questo troviamo un terzo microfono. Superiormente troviamo il grande modulo fotografico a rilievo con il sensore fotografico al centro, l’autofocus laser poco evidente sulla sinistra e, in basso, i Flash LED. Venendo alla parte puramente decorativa, troviamo un pannello in metallo con disegno striato lucido/opaco e logo “M” che trattiene moltissime impronte, con due bande, in vetro lucido, sulla parte superiore e inferiore.
Venendo ai frame, realizzati in metallo, inferiormente troviamo unicamente l’ingresso USB 2.0-Type C (con OTG) e i marchi delle certificazioni, non propriamente esteticamente ineccepibili. Sul lato destro, nella parte superiore, troviamo il pulsante di accensione con texture striata e, più in alto, i due pulsanti per il volume. Sul frame superiore troviamo il carrellino per le due SIM (in formato Nano) e la eventuale micro SD (da inserire al posto di una seconda SIM), un quarto microfono e una banda centrale in plastica per le antenne. Il frame sinistro è completamente vuoto.
Un design sicuramente particolare ma che rende molto scomodo l’uso del telefono. Essendo non particolarmente piccolo e avendo i bordi non smussati, la presa è veramente proibitiva. Situazione che si risolve completamente con l’uso dello Style Shell che dona un forte grip, una sensazione piacevole al tatto, un’estetica sicuramente più interessante, annulla il dislivello della fotocamera ma, contestualmente, aumenta lo spessore di quasi 2 mm. Una scelta che rimane, però, quasi obbligata.
La mancata ottimizzazione, soprattutto della banda inferiore sotto lo schermo, è evidente. Discutibile, poi, la presenza dei due fori per i microfoni sullo schermo, ma questo potrebbe essere un parere personale.
Ci troviamo davanti ad un pannello AMOLED da 5.5 pollici con risoluzione Quad HD 2560 x 1440 pixel per 534 ppi, protetto da un vetro Corning Gorilla Glass 4. Questo trattiene parecchio le impronte ma contiene i riflessi, garantendo un ottimo uso sotto la luce diretta del sole.
Come abitualmente avviene nel caso degli AMOLED, ci troviamo di fronte ad ottimi angoli di visuale e colori saturi ma regolabili. La risoluzione permette un’ottima fruizione dei contenuti in modalità VR e il telefono è compatibile con Google Daydream.
La regolazione automatica della luminosità funziona abbastanza bene, il touch è preciso e reattivo mentre le cornici non sono propriamente sottili.
Il Lenovo Moto Z monta il rodatissimo processore quad-core Qualcomm Snapdragon 820 da 2.15 GHz, coadiuvato da una GPU Adreno 530, 4 GB di RAM LPDDR4 da 1866 MHz e 32/64 GB di storage interno UFS 2.0, espandibile via micro SD.
Ci troviamo di fronte a caratteristiche al top per il 2016 che si riflettono in un’esperienza d’uso sempre ai vertici in tutte le operazioni, da quelle più basilari al gaming più spinto e la riproduzione di video in 4K, resi particolarmente godibili dallo schermo AMOLED dalla elevata risoluzione.
Il lettore per le impronte digitali frontale, pur essendo particolarmente piccolo (e di forma bizzarra), è molto preciso anche se non sempre velocissimo.
Il modulo fotografico posteriore presente su questo Lenovo Moto Z comprende un sensore Sony Exmor RS IMX214 da 13 mega-pixel con apertura f/1.8, con OIS, autofocus laser e Dual Flash LED, in grado di registrare video fino a 4K a 30 fps e 1080p fino a 60 fps.
Gli scatti catturati sono mediamente di ottimo livello, anche se non di pari qualità rispetto a quelle dei migliori camera phone del 2016. L’interfaccia è decisamente minimale, anche se è gradito l’HDR automatico (che fa discretamente il suo lavoro) e la possibilità di scatto in modalità professionale, abbastanza intuitiva.Le fotografie, in condizioni ottimali di luminosità, sono più che buone, con una pasta che, se pur presenta qualche rumore, sembra molto naturale e denota la scelta da parte di Lenovo di non intervenire in maniera drastica via software, una soluzione che, a mio parere, potrebbe piacere soprattutto a chi non fa un uso solo social della fotocamera.
Il rumore si amplifica nelle condizioni di illuminazione meno favorevoli (in questo caso a volte l’HDR dona risultati peggiori e quindi va disattivato), risultando comunque mai troppo evidente e non inficiando in maniera enorme sulla qualità dei dettagli. Il flash è caldo e restituisce buoni colori, anche se con una diffusione della luce leggermente centrale.
Molto buone le macro, ottimo il bilanciamento del bianco e veloce la messa a fuoco, un po’ meno quella ravvicinata.
Nella realizzazione di video è anche evidente la “pasta” leggermente rumorosa e poco digitale che, come già detto, non mi dispiace. La stabilizzazione è discreta ma non eclatante e il fuoco è preciso ma assolutamente non durante lo zoom, che appare veramente di basso livello. Con la presenza di 4 microfoni, poi, ci si aspetterebbe una migliore riduzione del rumore, comunque sufficiente. Veloci i cambi di esposizione, presenti però alcuni glitch casuali durante la registrazione. Queste condizioni si evidenziano sia nella registrazione in 1080p che in 4K.
La fotocamera frontale, invece, presenta un sensore CMOS da 5 mega-pixel OmniVision OV5693 con apertura f/2.0 ed è dotata di un Flash LED. Questa restituisce selfie di ottimo livello con una modalità bellezza che, mostrando questa volta un carattere propriamente orientale, presenta un algoritmo molto “invasivo“. Il flash funziona egregiamente e dona colori più vividi e dettagli maggiori agli autoscatti.
Veniamo ora all’oggetto che, in modo principale, aveva stuzzicato la nostra curiosità. Questo modulo, già alla vista, si presenta come un frontale di una fotocamera compatta e, applicato magneticamente al Moto Z, si mostra sicuramente appariscente.
Ottimo il grip fornito, anche grazie alla presenza di ottimi materiali e alla scelta di dotarlo di due tasti fisici, uno per l’accensione del modulo (che bypassa anche il lettore per le impronte digitali, portando direttamente all’interfaccia della fotocamera) e l’altro per lo scatto (con doppia corsa per la messa a fuoco), comprendente anche il grilletto per lo zoom.
Il modulo integra un sensore BSI CMOS da 12 mega-pixel, con f/3.5-6.5, con uno zoom ottico 10x, un flash allo xeno e due microfoni. Il Mod, inoltre, riceve aggiornamenti una volta connesso al telefono, che possono introdurre miglioramenti e nuove funzionalità e presenta un’interfaccia di scatto personalizzata con tre modalità (Colore Jpeg, B/N Jpeg e Colore RAW + Jpeg) e sei scene (Automatica, Sport, Ritratto notturno, Ritratto controluce, Paesaggio notturno e Paesaggio). I video possono essere girati fino ad una risoluzione di 1080p a 30 fps.
La qualità sicuramente più importante di questo modulo ricade nello zoom ottico, seguita a ruota dalla presenza del Flash allo xeno. Venendo proprio allo zoom, questo permette sicuramente scatti assolutamente non riproducibili con uno zoom digitale, anche se l’autofocus a volte risulta difficoltoso. Molto deludente, poi, nelle macro, dove è assolutamente impossibile mettere a fuoco da distanza ravvicinata.
Le immagini catturate, poi, hanno alti e bassi. Con colori meno vividi rispetto a quelle scattate con il sensore integrato nel Moto Z, spesso con meno dettagli e sempre più incerte nella focalizzazione. Anche in condizioni di scarsa luminosità il rumore si fa più evidente e l’unica vera differenza in positivo la fanno le scene selezionabili che aiutano negli scatti di ritratti controluce. Potentissimo ed uniforme il flash allo xeno, che però dona una luce fredda agli oggetti scattati e viene riflesso tantissimo dagli oggetti più riflettenti.
Nella registrazione di video, sicuramente migliore la stabilizzazione, leggermente meno reattivo l’autofocus, che soffre degli stessi problemi riscontrati da quello del Moto Z nelle immagini zoomate. La riduzione del rumore, poi, appare migliore anche se lo zoom ottico è veramente molto rumoroso e difficilmente controllabile.
Altro appunto va fatto, nell’uso, al fatto che sovente con uno schermo touch così grande capita di chiudere l’applicazione della fotocamera, necessitando un discreto quantitativo di tempo per la riapertura, tra automazione dello zoom e animazioni software.
Infine, c’è da dire che l’uso di questo modulo inficia tantissimo sulla già non eclatante autonomia del telefono. Ogni scatto necessita quasi di un punto percentuale di carica e, con l’uso del flash, l’impatto è anche peggiore. Sarebbe stata forse auspicabile, quindi, la presenza di una batteria interna, soprattutto considerando il fatto che questo Mod appare utile soprattutto in viaggio o in escursione o, comunque, si suppone possa essere utilizzato in situazioni nelle quali si necessiti di un telefono carico a lungo.
Tirando le somme, il modulo ha sicuramente alcuni punti di interesse ma risulta più che altro uno “sfizio” che molti potrebbero decidere di non concedersi a fronte di un costo di 259,90 euro su Amazon e non poche perplessità destate. In più, è da valutare anche il fattore portabilità, in quanto la custodia, pur essendo comoda per una fotocamera, non lo è per l’uso come telefono.
Molte delle peculiarità del dispositivo riguardano anche il suo comparto audio, in principal modo per la mancanza di un ingresso mini-jack per le cuffie, al quale si sopperisce grazie all’adattatore da USB-Type C a mini-jack da 3.5 mm. Il suono in cuffia è davvero buono, con un ottimo volume massimo, una profondità e una spazialità superiore a quella offerta da altri competitor top di gamma.
Lo stesso non si può dire per l’audio emesso dallo speaker principale, posto nella capsula auricolare, alto ma decisamente carente di bassi e dalla carente leggibilità. In ogni caso, per coloro i quali siano soliti ascoltare musica con il telefono, è stata resa disponibile una Mod-speaker realizzata in collaborazione con JBL, in grado sostanzialmente di trasformare il Moto Z in una cassa stereo portatile e acquistabile su Amazon a 89,90 euro.
L’audio in conversazione è buono. Ottimi, invece, i microfoni (come abbiamo detto ben 4), con l’interlocutore che è in grado di recepire la voce sempre in modo perfetto e con una riduzione dei rumori ambientali al di sopra della media.
Il Lenovo Moto Z permette l’uso di due Nano SIM (con un secondo slot utilizzabile, in alternativa, per l’espansione della memoria interna) con supporto alla connettività LTE Cat 9. La ricezione è decisamente buona. Ottimo anche il Wi-Fi a/b/g/n/ac dual band, così come il Bluetooth 4.1 e il GPS/A-GPS/GLONASS, con fix del segnale preciso. Presente, poi, l’NFC.
Anche se lanciato originariamente con Android 6.0 Marshmallow, ora il Moto Z è stato aggiornato ufficialmente ad Android 7.0 Nougat e si mostra con un’interfaccia apparentemente molto simile a quella stock di Google, a partire dal launcher di sistema che, per l’appunto, è il Google Now Launcher. Presenti, poi, tante applicazioni di Google installate come app di sistema e, quindi, non disinstallabili, una scelta certamente discutibile.
Le maggiori personalizzazioni apportate da Lenovo riguardano la lock screen, con l’introduzione delle gesture di movimento (grazie alle quali sarà possibile risvegliare lo schermo semplicemente passando la mano sopra i sensori posti nella parte inferiore) e il Moto Display, che dona la possibilità di vedere il contenuto delle notifiche ricevute pigiando su dei badge che compariranno ogni volta in cui se ne riceverà una. Con il lettore per le impronte digitali sarà possibile sia sbloccare il telefono che bloccarlo ma non presenta, purtroppo, altre funzionalità. Esistono poi le Actions, una raccolta di funzionalità attivabili via gesture.
Altre implementazioni dell’azienda riguardano la gestione delle Moto Mods, il cui firmware si aggiorna una volta collegate al telefono, la presenza dei servizi ID Motorola e la gestione dell’assistente vocale Moto Voice, che permette lo sblocco con le frasi pre-impostate “OK Moto” o “Salve Moto” o anche con una frase personalizzata, piuttosto che il semplice “OK Google” standard ma che, nella pratica, si configura nello stesso modo.
Per il resto, l’esperienza è assolutamente stock. Reattiva, fluida e minimale, come ci si aspetta da un device dotato di questo hardware.
Veniamo ora ad uno dei punti più dolenti di questo Moto Z. La batteria da 2600 mAh, combinata con un display da 5.5 pollici 2K non può assolutamente fare miracoli e, se possibile, è riuscita anche a stupirmi positivamente pur non potendo assolutamente risultare sufficiente.
Con un uso medio-intenso, servirà una carica nel tardo pomeriggio (con un 3 ore e mezza – o anche meno – di schermo acceso) ma, usando parecchio la fotocamera e, ancor di più nell’utilizzo con il Mod Hasselblad, ho superato di poco le due ore e mezza di schermo.
La ricarica, grazie al caricabatterie rapido e alla capienza della batteria, avviene in poco più di un’ora, di certo un ottimo risultato.
Anche in questo caso, Lenovo ci viene incontro con un il Mod OffGrid, che aggiunge una batteria da 2.200 mAh al device, a discapito di 6 mm di spessore ed il pagamento di ulteriori 69,90 euro su Amazon. Una soluzione che non potrebbe piacere a tutti.
Il Lenovo Moto Z si è rivelato un telefono innovativo, con un’ottima gestione dei Mod e dal design particolare, che può piacere o meno.
Questo è uno smartphone che, al prezzo al quale è arrivato ora, è sicuramente più appetibile che al lancio (444,89 euro su Amazon, a fronte dei 699 euro del vecchio prezzo di listino), offre una usabilità quasi stock con un hardware al top su tanti fattori.
Limite e pregio più grande, dunque, è la modularità, davvero ben implementata ma, forse, visti i prezzi ancora acerba per avere un mercato mainstream. La batteria ha dei limiti evidenti, la fotocamera è più che discreta, lo schermo è davvero molto buono e pronto per il VR, la mancanza del jack audio può far storcere il naso a qualcuno ma è controbilanciata da una qualità audio in cuffia davvero notevole, peccato però per lo speaker.
Insomma, alcune scelte risultano poco chiare: perché puntare tanto su un telefono così sottile, penalizzando tanto l’autonomia, e non ottimizzarlo anche nelle altre dimensioni? Perché dotarlo di lettore per le impronte digitali frontale e non implementare gesture e modalità di controllo che Lenovo già usa brillantemente con gli smartphone della serie ZUK?
Tutte riflessioni comprensibili che, però, non scalfiscono un pensiero: il Lenovo Moto Z è un ottimo telefono e, soprattutto, innovativo.
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