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Google chiede all’Università di Udine per ridurre i consumi dei suoi data center

Ogni tanto arrivano buone notizie riguardanti il nostro paese e le nostre università. A quanto pare, infatti, Google avrebbe commissionato all’Università di Udine di studiare una soluzione per la riduzione dei consumi dei data center del colosso americano.

Google chiede all’Università di Udine per ridurre i consumi dei suoi data center

Anche se spesso non ci si pensa, tutti i dati che conserva Google sono stipati in server, o data center, sparsi in tutto il mondo. Questi, per garantire il loro funzionamento, necessitano di quantitativi davvero ingenti di energia elettrica, tanto che, solo negli Stati Uniti, attualmente raggiungono i 91 miliardi di kilowattora e, entro il 2020, si aspetta che questi saliranno addirittura a 140 miliardi, il quantitativo prodotto da 30 grandi centrali a carbone.

Come si può facilmente immaginare, questo è un grande problema sia economico, sia di risorse, sia ambientale. Per questo motivo, Google ha chiesto all’Università di Udine di promuovere uno studio per abbassare i consumi del 5/6%, per un risparmio di circa 3 milioni di dollari all’anno per ogni data center che, essendo in totale 15, equivale a un risparmio di 45 milioni di dollari all’anno.

Lo studio durerà un anno e mezzo e costerà al colosso statunitense 100.000 dollari, una miseria rispetto a quelli che sarebbero i benefici economici nel caso di successo.

Ciò che ci si potrebbe chiedere, però, è come mai sia stata scelta proprio l’Università di Udine. Bene, questa avrebbe colpito Google grazie ai risultati ottenuti in un laboratorio sperimentale, portato avanti dal 2014, che si propone di trovare un nuovo sistema di alimentazione per i grandi server.

Lo studio sarà condotto da Stefano Saggini, docente di elettronica, Roberto Rizzolatti e Mario Ursino, dottorandi in Ingegneria industriale e dell’informazione, e Fabiano Zaninotto, tecnico del dipartimento. Secondo quanto riferito da questi ultimi il progetto assume un’importanza fondamentale proprio per l’impatto ambientale, energetico ed economico che hanno i server. Una tematica alla quale, spesso, gli utenti di Internet non pensano, credendo ingenuamente che si tratti di una piattaforma tendenzialmente ad impatto zero.

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