Se si parla di fotocamera, uno dei punti cardine del Google Pixel è la modalità HDR+, rinnovata rispetto alla stessa funzione presente a bordo del Nexus 6P.
Ma quali sono le effettive differenze fra le due funzioni? Quali sono le migliorie che Google ha apportato lato software/hardware?
Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, la modalità HDR (High Dynamic Range) è pressoché essenziale quando ci si trova dinnanzi ad una scena con parti illuminate ed altri in ombra. Infatti, tramite questa funzione la fotocamera effettua più scatti della stessa inquadratura, ognuno di esso con esposizioni diverse.
Dopodiché l’ISP (Image Signal Processor) elabora le immagini ottenute, combinandole ed ottenendo una foto finale in cui le parti in luce e in ombra sono adeguatamente illuminate, evitando il più possibile la presenza di rumore nelle parti scure ed effetti di “bruciatura” in quelle più luminose.
Detto ciò, partiamo dalla modalità HDR+ implementata a bordo del Nexus 6P. In questo caso, il funzionamento è pressoché identico a quello dell’HDR standard, salvo per il fatto che la velocità di scatto è stata aumentata.
Infatti, l’utilizzo di questa modalità solitamente comporta sia uno sforzo maggiore del chipset implementato, sia un ritardo dalla pressione del tasto Shutter all’effettivo scatto realizzato, con un aumento della probabilità che la foto venga mossa.
Fra le foto scattate, oltre a quelle scelte per la composizione dell’immagine, le restanti vengono comunque usate per ulteriori strati a diverse esposizioni, in modo da aggiungere maggiori dettagli.
Passando al Google Pixel, invece, la funzione è stata ripresa e migliorata, sia per quanto riguarda la precisione che la velocità.
La prima differenza sta nel fatto che, invece di effettuare scatti con differenti esposizioni prima di fonderle, la fotocamera scatta ad un unico livello di esposizione settato leggermente più basso, in modo da evitare eventuale rumore e/o bruciature. Per questo, infatti, nelle varie comparative presenti online il Google Pixel risulta essere leggermente meno luminoso rispetto alla concorrenza. Dopodiché, la foto più nitida fra quelle scattate viene utilizzata come immagine di riferimento, con le altre a creare i vari layer.
La seconda differenza, forse quella principale, sta nel fatto che, con la funzione attiva, la fotocamera sta effettivamente scattando ancor prima che si vada a cliccare sul tasto Shutter, con circa 15/30 fps immagazzinati temporaneamente e gestiti dall’ISP.
Questo è il motivo per cui la modalità HDR+ del Google Pixel risulta così tanto veloce seppur così complessa. Anche se lo scatto è istantaneo, la foto viene elaborata nella Galleria in poche frazioni di secondo, in modo da dare la possibilità all’utilizzatore di poter continuare a scattare senza interruzioni.
Un’ulteriore differenza è presente fra la funzione HDR+ On, la quale forza il funzionamento scattando più foto possibili anche se non strettamente necessario, e quella HDR+ Auto, più elastica e funzionale all’immagine effettivamente inquadrata.
Se foste curiosi di vedere la qualità fotografica del terminale, vi lasciamo con la nostra recensione completa del Google Pixel:
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