Recentemente la lotta per la presidenza degli Stati Uniti ha preso una strana piega, quando addirittura il sistema di completamento automatico delle ricerche di Google è stato accusato di favoreggiamento nei confronti di uno dei candidati. Un video su YouTube pubblicato da SourceFed ha infatti portato all’attenzione dei cittadini americani che Google, a differenza dei suoi avversari Bing e Yahoo, tende a non accostare la voce “Hillary Clinton” a crimini o ad altri concetti negativi. Fortunatamente la compagnia, per evitare che la situazione sfuggisse di mano, ha subito spiegato a grandi linee il funzionamento dell’algoritmo di ricerca.
Google afferma infatti che il sistema di completamento automatico delle frasi prova, quando possibile, a filtrare alcuni termini particolari, soprattutto quando si prova ad accostare nomi di persone a concetti offensivi e dispregiativi. Il particolare l’algoritmo è stato messo a punto proprio in questo modo per evitare, come è già successo in passato, che l’azienda venisse denunciata per diffamazione.
Per dimostrare la veridicità delle parole di Google, è possibile effettuare una ricerca del tutto simile anche con uno degli avversari di Hillary. Tutti sono ad esempio a conoscenza delle moltissime cause legali che ha dovuto affrontare in passato Donald Trump, ma se si prova a cercare il suo nome seguito da “la-“, spuntano parole come “lawyer” (avvocato) e “lawn” (prato), non “lawsuit”.
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