A partire dal suo lancio ufficiale in Giappone nel lontano 1996, Pokémon si è trasformato in pochi anni in un vero e proprio fenomeno mondiale, espandendo l’universo dei videogiochi con giocattoli, fumetti e lungometraggi. Esistono oggigiorno centinaia di Pocket Monsters tutti diversi da allenare e collezionare, ma il piccolo e paffuto topo elettrico Pikachu rimane una delle creature più amate dagli appassionati.
Per celebrare il ventesimo anniversario della serie, a febbraio di quest’anno la Pokémon Company ha rivelato che avrebbe presto rilasciato due nuovi titoli, Pokémon Sole e Pokémon Luna, in esclusiva per Nintendo 3DS.
Verranno distribuiti a dicembre in Taiwain, Hong Kong e Cina Continentale, e saranno i primi giochi di Pokémon ad essere tradotti ufficialmente sia in cinese tradizionale che semplificato.
All’apparenza potrebbe sembrare una buona notizia, ma la nuova traduzione è già stata profondamente criticata da un gran numero di appassionati, che affermano come la scelta di Nintendo non mostri alcun rispetto verso la lingua e la cultura cinese. Fino ad oggi infatti i videogiochi, i fumetti, le serie TV ed i lungometraggi sono stati tradotti dagli stessi utenti in maniera differente a seconda della regione, per meglio adattarsi alla lingua e alle tradizioni locali.
Adesso Nintendo ha intenzione di unificare le varie versioni. Pokémon in Cina verrà chiamato ufficialmente 精靈寶可夢, o Jingling Baokemeng in mandarino (Jingling significa “spirito” o “elfo”, mentre Baokemeng è una semplice traslitterazione del termine “Pokémon”). Ad Hong Kong invece la serie viene da sempre denominata 寵物小精靈 (Piccoli Spiriti Animali), mentre in Taiwan il suo nome è 神奇寶貝 (Cuccioli Magici).
Il nuovo adattamento ha fatto storcere il naso a gran parte degli appassionati in tutte le regioni interessate, ma i più infastiditi dalla scelta di Nintendo sono gli abitanti di Hong Kong, dove la lingua ufficiale è il cantonese, non il mandarino.
Originariamente Pikachu ad Hong Kong venne tradotto come 比卡超 (Bei-kaa-chyu). D’ora in avanti invece verrà chiamato ufficialmente 皮卡丘 (Pi-ka-qiu), il cui suono in mandarino è effettivamente molto simile al nome originale. Tuttavia gli stessi ideogrammi in cantonese vengono letti “Pei-kaa-jau“, un suono completamente diverso!
Questa mattina quindi decine e decine di manifestanti hanno marciato verso il Consolato del Giappone a Central, esigendo da Nintendo una diversa traduzione in cantonese pensata appositamente per Hong Kong. Tenevano in mano pupazzi di Pikachu e cartelli con su scritto “Niente Pei-kaa-jau, ridateci Bei-kaa-chyu!”, mentre cantavano la sigla in cantonese di Pokémon.
“Nintendo dovrebbe rispettare le culture locali”, ha dichiarato Chu Sung Tak, un diciottenne studente delle superiori. Chu afferma di essere un appassionato di Pokémon, ma si essersi unito alla dimostrazione soprattutto per difendere la propria lingua.
Dal punto di vista di Nintendo, adottare un’unica traduzione per tutta la Cina è una semplice decisione commerciale. Ma per i cittadini di Hong Kong, la lingua è anche politica. “La nostra cultura ed il nostro linguaggio vengono continuamente minacciate dal governo di Pechino, dal mandarino e dal cinese semplificato”, ha dichiarato Wong Yeung-tat, fondatore di un gruppo di attivisti politici. “Abbiamo paura che un giorno il cantonese possa scomparire del tutto.”
I videogiocatori di Hong Kong hanno anche messo in piedi un gruppo su Facebook per opporsi alla nuova localizzazione del gioco. Inoltre più di 6.000 appassionati hanno firmato una petizione chiedendo a Nintendo di riconsiderare la propria scelta.
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