Organi umani stampati in 3D

Le stampanti 3D stanno dando prova sempre più spesso della loro utilità, e iniziano a trovare posto in campi sempre più vasti e sofisticati, come per esempio quello dell’edilizia e quello della medicina. Ad avvalorare questa tesi giunge ora un progetto messo a punto da un team del Wake Forest Institute for Regenerative Medicine.

I ricercatori del team hanno infatti annunciato di aver trovato il modo di stampare tessuti e organi capaci di funzionare alla perfezione se impiantati nel corpo di un animale. A capo dell’iniziativa, il dottor Anthony Atala, che aveva già tentato imprese simili in passato, quando, ad esempio, aveva impiegato la stampa in tre dimensioni per interventi sulla vescica.

La rivista Nature riporta il fatto che la stampa 3D sia andata ben oltre questi esperimenti iniziali e si stia cimentando ora nella sperimentazione di strutture muscolari, ossa e tessuti dell’orecchio, esperimenti che, se forniranno buoni risultati, potranno essere indispensabili nelle cure a pazienti affetti da varie patologie.

Chiaramente, le stampanti utilizzate non sono quelle 3D tradizionali, ma un macchinario evoluto e complesso chiamato Integrated Organ and Printing System (ITOP), in grado di lavorare e plasmare un materiale simile alla plastica e biodegradabile. Una volta modellato nella forma che meglio si adatta alle specifiche esigenze, questo materiale assume una struttura caratterizzata dalla presenza di microcanali che permettono la circolazione dell’ossigeno e delle sostanze nutrienti necessarie per la vita del tessuto stesso.

L’orecchio stampato al momento è stato impiantato sotto la cute di una cavia da laboratorio, sulla quale rimarrà nei prossimi due mesi, per consentire la formazione di cartilagine e vasi sanguigni. Una volta completata la crescita sarà poi possibile asportare l’orecchio e valutare l’eventuale possibilità di trasferirlo su un essere umano.

Questo tecnologie sarebbero sembrate fantascientifiche fino ad un paio di anni fa, eppure, se sfruttate al meglio possono offrire un apporto fondamentale alla medicina e a tutte quelle persone affette da traumi o altre patologie.

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