Categorie: Videogiochi

La storia dell’uomo che realizzò il peggior videogioco di tutti i tempi

Il videogioco di E.T. per Atari 2600 viene universalmente considerato il peggiore titolo di tutti i tempi, incolpato addirittura per aver causato il collasso finanziario della compagnia!

Era il 1982, ed Atari chiese al ventiquattrenne Howard Scott Warshaw di realizzare un videogioco su E.T., ovviamente ispirato all’omonima pellicola di Steven Spielberg. Il giovane aveva già lavorato in passato con la compagnia, realizzando Raiders of the Lost Ark, che al tempo riscosse un enorme successo sia di critica che di pubblico.

“Ricorderò per sempre quel giorno”, ha affermato Warshaw in una recente intervista. “Ero seduto nel mio ufficio, e all’improvviso ricevo una telefonata dal CEO di Atari. Mi chiese se potevo realizzare un videogioco su E.T.”

I giochi per Atari 2600 venivano distribuiti su cartucce molto costose, che avevano bisogno di intere settimane per essere prodotte. Il titolo doveva però necessariamente arrivare sugli scaffali entro Natale, il che significa che i tempi di Warshaw erano incredibilmente stretti.

“Il CEO mi disse che il gioco andava completato entro il primo giorno di settembre. Avevo appena cinque settimane per realizzarlo! Solitamente ci volevano dai sei agli otto mesi per programmare un videogioco, non cinque settimane!

Continuò inoltre dicendo che avrei dovuto mettere velocemente in piedi un progetto, che avrei dovuto poi presentare a Spielberg in persona. A questo punto non potevo proprio rifiutare!”

Warshaw volò quindi da Sunnyvale in California, dove si trovava allora la sede principale di Atari, a Los Angeles per incontrare il regista. L’idea dello sviluppatore era quella di realizzare un gioco di avventura, dove il giocatore avrebbe dovuto aiutare E.T. a tornare a casa collezionando i componenti necessari per la costruzione di un telefono intergalattico. Scienziati ed agenti governativi sarebbero stati i nemici da evitare a tutti i costi.

“Ho chiacchierato a lungo con Spielberg e gli ho mostrato il mio progetto”, ha affermato Warshaw. “Era importante che realizzassi qualcosa di davvero innovativo. E.T. è stata una vera e propria svolta per il mondo del cinema, e volevo che lo stesso valesse per il videogioco omonimo.

Ma a Spielberg la mia idea non piacque, e mi chiese se potevo realizzare qualcosa di più simile a Pacman. Non riuscivo a credere alle mie orecchie: Steven Spielberg, uno dei miei più grandi idoli, mi stava suggerendo di creare una copia spudorata di un altro videogioco! Ma per fortuna alla fine riuscii a convincerlo.”

Il videogioco di E.T. non poteva permettersi di fallire. Atari aveva infatti speso la bellezza di $21 milioni per acquistare i diritti della pellicola. Inoltre la compagnia stava velocemente perdendo mercato a causa di macchine come il Commodore 64, grazie al quale era possibile compiere un gran numero di azioni, non solo giocare.

Non ho mai lavorato tanto duramente in vita mia“, ha affermato Warshaw, unico sviluppatore del gioco. “Inizialmente lavoravo solamente in ufficio, ma poco dopo ho fatto installare una macchina anche nella mia abitazione, così da poter continuare a programmare anche a casa.

Ricordo che venne assunto un impiegato il cui unico lavoro era quello di assicurarsi che mangiassi e dormissi adeguatamente. E alla fine delle cinque settimane, non riuscivo a credere ai miei occhi: ce l’avevo fatta!”

Atari ordinò immediatamente la produzione di quattro milioni di cartucce, e spese la bellezza di $5 milioni per realizzare quella che al tempo venne considerata la più grande campagna pubblicitaria di tutti i tempi.

La TV venne inondata di pubblicità per settimane, ed in un video promozionale comparve addirittura Steven Spielberg in persona. “I capi erano convinti che bastasse il nome di E.T. in copertina per vendere milioni e milioni di copie“, ha affermato Warshaw.

Ed effettivamente in un primo periodo il gioco raggiunse le primissime posizioni nelle classifiche di vendita. Ma ben presto si cominciarono a diffondere cattive voci sulla reale qualità del titolo.

“Il titolo era completo, ma lontano dall’essere perfetto”, ha raccontato lo sviluppatore. “In molte occasioni gli utenti non riuscivano a spiegarsi cosa stesse effettivamente succedendo sullo schermo, rendendo l’esperienza poco divertente.”

Atari si rese molto presto conto che E.T. non stava affatto riscuotendo il successo sperato. Le vendite di dicembre furono deludenti, ed il valore in borsa della compagnia calò a picco.

“Superata la stagione natalizia, moltissimi rivenditori cominciarono a spedire indietro le cartucce invendute“, conclude Warshaw. “E.T. riuscì a vendere la bellezza di 1.5 milioni di unità, ma non era comunque abbastanza. Che dire, vado quasi fiero di essere riuscito a far crollare un tale colosso dell’industria con appena 8 kilobyte di codice!”

Nel 1983 Atari dichiarò un buco finanziario di $310 milioni. La compagnia provò in tutti i modi ad evitare il collasso, riducendo sia i prezzi che il numero di impiegati. Ma fu tutto inutile, e l’anno successivo Warner si liberò di Atari per $240 milioni.

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