Categorie: ScienzaTech

Cervello di coniglio ancora in perfette condizioni dopo l’ibernazione

Uno dei desideri più comuni dell’uomo moderno è forse quello di poter porgere uno sguardo al futuro e alle meraviglie tecnologiche che la nostra società riuscirà ad ideare tra cento o duecento anni. Questo sogno è realizzabile grazie all’ibernazione, ma le tecniche criogeniche odierne sono incredibilmente rischiose, in quanto tendono a danneggiare irreparabilmente i tessuti.

Un gruppo di ricercatori della 21st Century Medicine è però riuscito, per la prima volta nella storia, a congelare e successivamente scongelare il cervello di un mammifero senza causare lesioni apparenti!

Quando si prova a congelare dei tessuti animali, il problema principale risiede nell’acqua. Quando infatti questa si solidifica, forma dei cristalli di ghiaccio che strappano le membrane cellulari. Se anche quindi riuscissimo ad ibernare un essere umano, al suo scongelamento tutte le cellule del corpo sarebbero troppo danneggiate per funzionare correttamente.

Alcuni ricercatori di criogenica hanno provato in passato a risolvere questo problema pompando all’interno del corpo un composto che impedisce agli organi vitali di congelare. Così facendo però il cervello si deidrata e si restringe, distruggendo completamente le delicate connessioni tra i neuroni.

Il gruppo di scienziati della 21sr Century Medicine ha però dimostrato che è effettivamente possibile congelare e successivamente scongelare un mammifero senza causare danni ai tessuti utilizzando il cervello di un coniglio. Questo risultato è stato possibile rimuovendo prima il sangue dalle cellule, sostituendolo poi con una sostanza chimica chiamata glutaraldeide, che blocca la decomposizione ed impedisce la deidratazione.

Il cervello del coniglio è stato congelato a -135 °C, trasformandolo in un solido blocco di ghiaccio! Utilizzando questa tecnica è possibile conservare in perfetto stato i tessuti per anni, forse addirittura decenni! Per questo esperimento il cervello è però stato scongelato dopo appena una settimana, ed è stato esaminato ad un microscopio ad elettroni: le cellule non sono stato affatto danneggiate dal processo.

Nonostante si tratti di un importantissimo passo in avanti per il futuro delle tecniche di ibernazione, la tecnologia al momento presenta un grossissimo problema: la glutaraldeide incredibilmente tossica per gli esseri umani!

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