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Bitcoin: cinque miti da sfatare

Nei suoi sei anni di vita sarà capitato un po’ a tutti di sentire parlare di bitcoin, la valuta elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakamoto, balzata agli onori della cronaca per essere stata spesso utilizzata per commerci illeciti, speculazioni e frodi. Tuttavia, intorno alla criptovaluta ruotano una serie di false informazioni più o meno radicate nell’immaginario collettivo; ecco una raccolta di cinque miti che andrebbero assolutamente sfatati.

1- Il bitcoin non è sicuro

Non capita certo raramente che si aprano falle all’interno del sistema del bitcoin, falle che, sia chiaro, riguardano entità o sistemi che ruotano intorno alla moneta elttronica e non il protocollo in se stesso o l’unità di conto. Fatto sta che esistono diverse testimonianze di problemi di sicurezza legati ai portafogli bitcoin e alle Borse in cui questi vengono utilizzati. L’industria si sta comunque adoperando per risolvere tali problemi.

2- Il bitcoin non è propriamente una moneta

Da un punto di vista economico tre sono le caratteristiche che definiscono la moneta: mezzo di scambio, riserva di valore e unità di conto, e il bitcoin non possiede tutte queste caratteristiche. Molti economisti sostengono infatti che il bitcoin non sia una moneta vera e propria per via del valore fluttuante, per la sua esistenza solo digitale e per la mancanza di una Banca centrale.

3- Il bitcoin è ideale per i traffici illeciti

Questa è un’informazione fortemente inesatta; in realtà i contanti sono molto più anonimi dei bitcoin che non sono di fatto l’unica causa degli illeciti compiuti via Internet. Anzi, proprio il fatto che tutte le transazioni sono pubbliche rappresenta un disincentivo a usare la valuta elettronica per tali scopi. All’origine di questo falso mito sta il fatto che, quando nel 2013 è stata effettuata una operazione contro “Silk road”, un sito di commercio elettronico che funzionava attraverso i servizi nascosti del software di anonimato Tot, in quello specifico caso era stato utilizzato bitcoin per acquistare sostanze stupefacenti.

4- Il bitcoin è diffuso solo nei Paesi occidentali

Errato! Sebbene si sia diffuso dapprima nei Paesi di lingua inglese e in seguito in tutti quelli più sviluppati, il bitcoin si è presto diffuso in molti altri Stati di lingua diversa e decisamente meno ricchi come l’Argentina, le Filippine e Cipro. Gli ultimi dati dimostrano inoltre che il terreno del bitcoin è in espansione senza barriere linguistiche o di ceto.

5- Il bitcoin è anonimo

Anche in questo caso si tratta solo di una convinzione generalmente diffusa; il malinteso è nato direttamente da Satoshi Nakamoto, il nome dietro cui si cela l’identità dei creatori del sistema del Bitcoin, che ha descritto Bitcoin come “anonimo”. Ora, se è vero che le transazioni giungono da un portafoglio elettronico (wallet) che non ha nomi o identificativi di persone, ma solo un lungo codice di lettere e cifre, incrociando più transazioni effettuate dallo stesso wallet, è possibile risalire al proprietario fisico. Frequentemente inoltre, le transazioni rivelano dettagli importanti sul computer utilizzato per effettuarle, come ad esempio l’indirizzo Ip, senza contare che tutte le transazioni effettuate nella storia dei bitcoin saranno sempre pubbliche. Dunque è piuttosto difficile il fatto che le transazioni con bitcoin rimangano anonime, tranne in casi rari e per il momento decisamente poco accessibili ai più.

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