Nel giorno della sua scomparsa tutti ricordano il cantante David Bowie, morto all’età di 69 anni in seguito ad una malattia, per le sue indiscusse doti musicali, ma forse non tutti sanno che egli fu una sorta di pioniere nel mondo della tecnologia, come dimostra ad esempio, il suo servizio internet “BowieNet” lanciato nel lontano 1998.
Erano altri tempi i suoi, nessun artista sentiva l’esigenza di condividere i propri video online con i fan, Twitter, Facebook, Instagram e gli altri social erano ancora ben lontani dall’essere inventati, eppure Bowie offriva già a quelli che oggi definiremmo follower, contenuti speciali e possibilità di interazione attraverso la sua piattaforma.
Ma BowieNet operava anche come un vero e proprio fornitore di servizi internet (ISP), in competizione con AOL, Claranet e altre piattaforme simili.
Ovviamente non tutti i fan apprezzarono l’iniziativa; alcuni articoli del tempo riportano infatti commenti di seguaci del cantante che avrebbero preferito che egli si fosse concentrato più sulla musica che sulla condivisione di questo tipo di contenuti, oltre a criticare l’indirizzo di posta elettronica al quale non potevano certo essere affidate corrispondenze d’affari.
Basti considerare che i siti web degli artisti a lui contemporanei al tempo erano costituiti da un’immagine della star in questione e un breve testo con poche informazioni sulla sua storia personale e musicale.
BowieNet può essere considerato il primo tentativo di creare una comunità internet costruita intorno ad un artista e l’esperimento si rivelò un successo.
David Bowie ha inoltre utilizzato il servizio per lanciare la prima “cyber-song” al mondo; i fan sono stati invitati a co-scrivere il testo di una canzone. L’iniziativa ha raccolto 80.000 consensi e ha dato vita alla canzone “What’s really happening? contenuta nell’album “Hours…”
Alla fine del 1999 Bowie è apparso anche nel videogioco “Quantic Dream’s” nel quale interpretava un rivoluzionario di nome Boz.
Bowie è stato anche uno dei primi artisti a lanciare un singolo disponibile solo su internet, la canzone “Telling Lies” è stata scaricata da più di 300.000 persone prima di essere venduta come disco fisico.
Sempre nel 1999 Bowie ha preso parte a “Netaid”, un concerto di beneficienza trasmesso in streaming sul we, seguito da più di due milioni di spettatori, un vero record per l’epoca.
Con il passare degli anni, e con l’avvento di internet, la presenza di Bowie sul web si è progressivamente affievolita e già dal 2006 il suo progetto BowieNet si è avviato al tramonto.
Nel 2013, in concomitanza con l’uscita dell’album “The next day” è stato avviato il sito DavidBowie.com, sito decisamente tradizionale e distante dalla partecipazione del cantante dei tempi di BowieNet.
Un percorso controcorrente quello di David Bowie, che ha scoperto l’utilità e la condivisione del web prima degli altri e lo ha abbandonato nel momento in cui esso si è popolato; un cantante che ha scritto la storia della musica e che, forse inconsapevolmente, ha svolto un ruolo di prim’ordine anche nel rapporto tra musica e web!
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