Stando agli analisti del Nomura Research Institute (NRI), guidati dal professor Yumi Wakao, entro i prossimi vent’anni circa metà dei lavoratori giapponesi potrebbero essere sostituiti da dei robot.
Lavorando a stretto contatto col professor Michael Osborne della Oxford University, che in passato si è interrogato sulla medesima questione sia per quanto riguarda gli Stati Uniti che l’Inghilterra, il gruppo di ricercatori al Nomura Research Institute ha esaminato attentamente oltre seicento lavori e, citando direttamente le parole del professor Wakao, “fino al 49% dei lavori oggi compiuti da essere umani potrebbero in futuro essere rimpiazzati da dei sistemi automatici.”
Il gruppo ha analizzato, basandosi sul grado di creatività richiesto, in che modo ogni posizione lavorativa potesse essere automatizzata. Lavori come il servizio clienti, la consegna di pacchi o la manodopera agricola risulterebbero quindi particolarmente suscettibili ad una futura computerizzazione, mentre può dormire sogni tranquilli che recita, canta, scrive o insegna.
I risultati mostrati dal Nomura Research Institute per quanto riguarda il Giappone sembrano inoltre molto più alti di quando già previsto dal professor Osborne per gli Stati Uniti (47% di automatizzazione) e l’Inghilterra (35%). “Si tratta ovviamente di un mero calcolo tecnico, assolutamente ipotetico”, ha comunque aggiunto il professor Wakao. “Non prende in considerazione i fattori sociali.”
Ma i cittadini giapponesi sembrano, dal canto loro, aver già abbracciato senza problemi l’imminente robo-evoluzione. Allevia da una parte infatti il preso della pressione economica su una nazione la cui popolazione si fa sempre più anziana, e dall’altra spinge i giovani a seguire carriere più creative ed appaganti.
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