Per festeggiare il ventesimo compleanno dell’oggi diffusissimo standard USB, Ajay Bhatt, suo creatore, in una lunga intervista con PCWorld ha discusso delle umili origini del celebre formato, delle innumerevoli difficoltà incontrate per rendere l’Universal Serial Bus una tecnologia così popolare e dell’ascesa dell’USB-C e del suo nuovo rivale, Thunderbolt.
“Ogni volta che la mia famiglia provava ad effettuare operazioni in teoria semplici come stampare una lettera da spedire alla scuola di mia figlia, ricevevo puntualmente una telefonata da mia moglie che si lamentava di non riuscire a far funzionare la stampante”, ha dichiarato Bhatt. “Lei faceva tutto correttamente, eppure non succedeva nulla”.
Vista con gli occhi di oggi, quando è possibile collegare contemporaneamente il proprio PC portatile a decine di dispositivi diversi senza alcun utilizzo di cavi, la tecnologia dei primi anni novanta appare decisamente primordiale. Ai tempi le stampanti si collegavano attraverso goffe porte parallele, e le persone erano solite armeggiare con cavi PS/2, Ethernet e SCSI.
L’obiettivo di Bhatt è sempre stato quello di creare uno standard semplice ed universale, ma soprattutto a basso costo. Tuttavia, al tempo pochi nell’industria condividevano il suo stesso sogno. “Abbiamo provato a contattare moltissime persone e società, ma con scarsi risultati. Ricordo ancora come la IrDA Alliace, che al tempo utilizzava la tecnologia ad infrarossi, rifiutò abbastanza seccamente l’USB”.
In particolare i capi di Bhatt desideravano che riuscisse a trovare un qualche tipo di accordo con Apple, ma al tempo la società di Cupertino era già da anni a lavoro sul suo FireWire, e rifiutò. “Apple non sembrava avere alcuna intensione di modificare in alcun modo i propri progetti per entrare in affari con noi di Intel”.
FireWire e USB avevano un’unica, fondamentale differenza: FireWire era stato progettato come formato peer-to-peer, il che significava che ogni dispositivo che desiderasse supportare tale tecnologia doveva necessariamente avere al proprio interno un costoso regolatore. Il prezzo di tali regolatori poteva sembrare quasi irrisorio quando sommato a quello di videocamere digitali di fascia alta o avanzati sistemi stereo, ma andavano invece a costituire una grossa percentuale del prezzo totale di mouse, tastiere o joystick.
L’USB era stato progettato invece per tenere ogni meccanismo complesso e costoso all’interno del PC, e mantenere quindi basso il prezzo delle singole periferiche. “Volevamo ideare un’interfaccia che funzionasse perfettamente anche con dispositivi di scarsa qualità costruiti con silicone da $0.25”, ha dichiarato Bhatt.
Rifiutati da così tante grosse compagnie, Intel decise di propria iniziativa di dar vita all’USB Implementers Forum, al quale ben presto aderirono colossi dell’informatica come Microsoft, DEC, Nortel, Compaq, IBM e NEC.
Ma anche col supporto di tali aziende, la corretta integrazione della tecnologia USB si rivelò molto lunga e travagliata. I primi regolatori USB vennero immessi sul mercato nel 1996, un anno dopo il rilascio di Windows 95, ma la tecnologia venne supportata goffamente dal celebre sistema operativo.
Microsoft infatti supportò la tecnologia solo a partire da Windows 95 “OEM Service Release 2.1”, vale a dire la versione venduta all’interno dei nuovi PC, lasciando a bocca asciutta tutti coloro che avevano acquistato una versione regolare. Vennero successivamente fatti dei passi da gigante per quanto riguarda la qualità dei driver con l’introduzione di Windows 98 nel 1998. “Il supporto all’USB non è diventato dignitoso fino al rilascio nel 1999 di Windows 98 Second Edition”, ha tenuto a precisare Bhatt. “È stato però Windows XP a rendere la nostra tecnologia tanto popolare”.
Nello stesso periodo anche Apple dovette arrendersi: nel 1998 la compagnia rilasciò il primo iMAC senza porte proprietarie ADB e GeoPort, sostituite in favore dell’USB, ma sempre affiancato da FireWire.
“L’intento originale era quello di rimpiazzare porte seriali e parallele, ma l’USB è andato col tempo a sostituire addirittura connettori video o di networking.”, ha affermato Bhatt. “Dissi che un giorno l’USB avrebbe supportato ogni tipo di dispositivo, così che l’utente debba avere solo bisogno di una manciata di cavi USB per fare qualsiasi cosa. Oggi quella visione si è quasi trasformata in realtà.”
Bhatt ha inoltre dichiarato di aver fin dai progetti originali fatto pressione per dei cavi USB alimentanti. Senza il supporto nativo per l’alimentazione, infatti, ogni periferica avrebbe avuto bisogno di un secondo cavo per l’energia elettrica. Capace inizialmente di trasportare appena 5 watt, oggi l’USB riesce a supportare una potenza di oltre 100 watt, e potrebbe in futuro alimentare gran parte dei PC portatili.
Ma perché l’USB, nonostante la sua popolarità ed indubbie qualità, può essere inserito in una sola direzione?
“Al tempo il nostro obiettivo principale era quello di battere il PS/2, la schizzinosa interfaccia per mouse e tastiere tanto in voga negli anni novanta.”, ha risposto Bhatt. “Ammetto che per un istante abbiamo anche pensato di rendere l’USB totalmente reversibile, ma avremmo dovuto raddoppiare il numero di pin, di cavi e di circuiti, raddoppiando di conseguenza i costi. Eravamo già così migliori del PS/2, e ci siamo accontentati. Col senno di poi, forse la nostra decisione non è stata la migliore”.
Ma oggi c’è un nuovo avversario sul mercato che osa sfidare l’USB. Introdotto nel 2011, Thunderbolt offre velocità parecchio superiori rispetto a quelle dei normali USB, ma ad un prezzo molto più alto. Un cavo Thunderbolt può infatti arrivare a costare fino a $50! Nonostante Apple abbia deciso di adottare tale tecnologia per i propri Mac, la diffusione di Thunderbolt nel mondo PC è però quasi nulla.
Ma a Bhatt non importa della concorrenza. A suo modo di vedere, le due tecnologie non sarebbero in competizione, bensì complementari. “Desidero solamente arrivare alla creazione di una porta unificata per qualsiasi cosa. Puoi connettere USB, Thunderbolt o quel che vuoi, e tutto funzionerà a meraviglia. In fondo, dal punto di vista dell’utente è assolutamente la stessa cosa”.
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